lunedì 24 novembre 2025

La prima messa 50 anni dopo


Domenica mattina: celebrazione nella chiesa parrocchiale di san Paolo… come 50 anni fa. Solo che 50 anni fa la chiesa attuale non c’era! La prima messa la celebrai nella chiesa che aveva costruito il nonno, accanto al “chiesino”, ciò che rimaneva della antica pieve di san Paolo a Stagnana. Adesso la mia chiesa di allora ha ereditato il titolo di “chiesino”, e da 25 anni è sede dell’adorazione perpetua.

Mela grande chiesa di oggi ho dunque celebrato la messa dei bambini e dei ragazzi: tanti! Ho raccontato loro di quando ero bambino come loro, anzi più piccolo. Avrò avuto forse quattro anni. Quando andavamo alla messa il babbo mi portava con sé nei banchi attorno all’altare, oltre la balaustra, riservati agli uomini, mentre le donne rimanevano in quelli lungo la navata. Ricordo il momento della consacrazione, quando, all’elevazione, mio papà, piegato verso di me che gli ero accanto piccolino, mi insegnava a ripetere: “Signore mio e Dio mio”. Di quell’istante rammento il mormorare devoto dell’invocazione, il suono del campanellino, il grande silenzio, e un’aria di mistero; il tutto mi infondeva pace e gioia.

domenica 23 novembre 2025

Caro zio Fabio

 

Caro zio Fabio, oggi siam qui riuniti,
nipoti e famiglia, emozionati e un po' arditi.
Son cinquant'anni che porti avanti la tua missione,
con cuore grande e spirito in piena azione.

Hai visto mondi, persone, sorrisi e fatiche,
e hai saputo ascoltare anche le voci più antiche.
Tra Messe, preghiere, abbracci e cammini,
hai accompagnato grandi, giovani e bambini.

Nei tuoi scritti parli al cuore, con parole leggere,
che sanno consolare e invitano a sperare.
E per noi nipoti sei un esempio speciale:
di bontà, di coraggio e di amore reale.

Oggi alziamo i calici, un po' orgogliosi e un po' fieri,
per festeggiare te, lo zio migliore dei pianeti interi!
E con un sorriso - magari anche un po' rubato -
ti diciamo: "Auguri Zio, sei proprio ben amato!"

Che lo Spirito ti guidi ancora lungo la via,
con dolcezza, forza e tanta poesia.
E che ogni giorno porti nuove sorprese,
tra risate sincere e serene attese.

A te, Zio Fabio, al tuo splendido viaggio:
cinquant'anni di amore, fede e coraggio!
Cin cin!
I tuoi nipoti

È il brindisi che i nipoti mi hanno dedicato alla fine della festa per i miei 50 anni di sacerdozio.

Sarà proprio così? Comunque è un invito ad esserlo!


Non pensavo di celebrare il mio anniversario, poi ci siamo detti che era l’occasione per radunare insieme tutti i cugini. Così abbiamo fatto la festa della “cuginanza”… e delle “nipoteria”. E che festa!

Non sono mancati gli amici di lunga data che si sono resi presente e hanno contribuito a far bella la festa  

Grazie a tutti, di tutto cuore!








sabato 22 novembre 2025

I cipressi di Loppiano

“I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti…”

Chi non ricorda Davanti a San Guido, la poesia di Giosuè Carducci che dialoga con i cipressi di quando era bambino?

Non sono a Bolgheri, ma a Loppiano. Eppure sono altrettanto belli, in fila o solitari, a ciuffi o a boschi. Non mi stanco di guardarli. Sempre su dritti, esili o corposi, invitano ad alzare lo sguardo alto, ad elevarsi al cielo.

Ricordo l’accorata richiesta che Dio rivolge al suo popolo tramite il profeta Osea:
“Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim?
Io l'esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia” (14, 9).

Mi piaceva l’interpretazione ardita del mio professore di Scrittura a Torino, Dalmazio Colombo. Èfraim identifica la divinità con il cipresso, così bello, saldo, compatto… Allora Dio gli direbbe: lascia stare quell’idolo, pur di farmi amare mi faccio io come un cipresso, mi abbasso fino a farmi il tuo cipresso… Infinita accondiscendenza di Dio che pur di farsi amare e disposto a tutto, anche a farsi come un cipresso.



venerdì 21 novembre 2025

I santi nella prova

Dopo il sole, la nebbia, la pioggia, sui poggi attorno a Loppiano è scesa la neve, preludio d’inverno. Bellezze diverse come diverse le stagioni della vita.

Termina oggi il breve intenso corso sulla teologia spirituale. Parlando del cammino spirituale non poteva mancare uno dei suoi topos caratteristici: la prova, la notte...  



Tutti i santi sono passati per la prova, paragonata a una notte, quando non c’è più luce, non si vede più… Quali santi?

Dovremmo iniziare dal “Santo di Dio”, Cristo Gesù: un Dio a cui si oscura la presenza di Dio. Una notte, la sua, resa manifesta dalle tenebre che dal mezzogiorno sino alle tre del pomeriggio coprirono tutta la faccia della terra (cf. Mc 15, 33).

Dovremmo iniziare dalla “Tutta santa”, la Vergine Maria, che ai piedi della croce si è sentita trapassare l’anima da una spada e ha condiviso il buio dell’abbandono del figlio suo.

Da loro prendono significato tutte le altre notti sperimentate dai santi.

Dai santi dell’Antico Testamento, innanzitutto, a cominciare da quella grande prova collettiva che fu l’esilio, la notte sperimentata da tutto il popolo, che si è visto abbandonato da Dio, privato del tempio, luogo d’incontro con lui, della terra, dono di lui. A partire da questa esperienza vengono poi rilette le notti dei patriarchi e dei profeti, quasi personificazione della grande notte collettiva.

Potremmo ricordare le notti di Abramo: quella che precede l’alleanza, quando «si era fatto buio fitto» e «un oscuro terrore lo assalì» (Gen 15, 17.12); oppure la notte dell’immolazione del figlio Isacco, quando Dio lo «mise alla prova» (cf. Gen 22, 1).

Anche Giacobbe conosce due notti, quella di Betel, nella fuga verso Carran, in un luogo che definisce «terribile» e dove ebbe «timore» (Gen 28, 17), e quella al guado dello Yabbok, quando lotta con un uomo «fino allo spuntare dell’aurora» (Gen 32, 25).

Potremmo proseguire con le prove di Mosè e di tutto il popolo nei quarant’anni nel deserto «per umiliarti – dice il testo rivelando il senso della prova – e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (Deut 8, 2), fino alle notti di Geremia, per poi approdare alla teologia dell’abbandono di Dio dei libri sapienziali, di Giobbe in particolare, e del Cantico dei Cantici.

In questi e analoghi testi troviamo delle costanti, che poi saranno ripresi nell’elaborazione della teologia spirituale: Dio si fa presente nella vita del popolo e delle singole persone, poi si ritira – ecco la prova, la tentazione, la notte –, quindi riappare di nuovo e nasce una più profonda reciproca conoscenza e un più intenso rapporto d’amore.

Il Nuovo Testamento offre una base ancora più solida alla tradizione cristiana. I testi di riferimento sulla purificazione e la necessità di passare attraverso il vaglio della prova sono molteplici: perdere la vita per ritrovarla (cf. Mc 8, 35); la morte all’uomo vecchio per accedere alla vita dell’uomo nuovo (cf. Rom 6, 6-11); il chicco di grano che deve morire per portare frutto (cf. Gv 12, 24); la potatura dei tralci perché portino più frutto (cf. Gv 15, 2); i discorsi di addio con l’annuncio da parte di Gesù che «ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Gv 16, 16); e non finiremmo più, tanto è ricco l’insegnamento neotestamentario al riguardo.

Se viene la notte… non siamo soli, siamo sempre in buona compagnia…



giovedì 20 novembre 2025

Rapporti d'unità

 

Spiritualità è tessere rapporti d’unità!

Eccomi dunque a dare la mia esperienza su Dio Amore…

Sì, Dio Amore. 

È il Padre che ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio.

Dio Amore è Gesù che, dopo aver amato i suoi, li ama fino alla fine.

Dio Amore è lo Spirito Santo che riversa nei nostri cuori l’amore.

Dio Amore non è un’astrazione. Penetrare nel rapporto che unisce le tre divine Persone e che le fa amore e comprendere come questo loro essere Amore si rivela a noi.

Quando passò davanti a Elia Dio si autoproclamò «misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Esodo 34,6). A Geremia dice: «Ti ho amato di amore eterno» (31, 3) e a Isaia: «Perché tu sei prezioso ai miei occhi… io ti amo» (43, 4).

Gesù ha rivelato un Padre che si prende cura di noi come degli uccelli del cielo e dei fiori del campo, che ci dona ciò che gli chiediamo, che fa sorgere il sole e fa piovere su buoni e cattivi, che accoglie con gioia il figlio che si era perduto…

Gesù stesso sente compassione del suo popolo, va in cerca della pecora perduta, guarisce i malati, perdona i peccatori, sazia con il pane e illumina con la sua parola, difende le donne e dà dignità ai bambini, intesse profondi colloqui personali, difende i suoi discepoli, si dona come pane, dà la sua vita, e non c’è amore più grande di questo.

Lo Spirito è il Paraclito, colui che sta dalla nostra parte, che difende, illumina, guida…

Sì, conclude la prima lettera di Giovanni, «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (4, 16).


mercoledì 19 novembre 2025

Ragnatele



Spiritualità è contemplare la natura e scorgervi l’impronta di Dio.

Anche in una ragnatela.










martedì 18 novembre 2025

La spiritualità e le spiritualità

Secondo giorno del mio corso sulla teologia spirituale. Ma mi sono già allontanato dal programma preparato. Mi è bastato guardare in faccia gli alunni, che provengono da Paesi molto lontani dal nostro mondo, per capire che non posso parlare della spiritualità senza almeno un velocissimo excursus sulle spiritualità nella storia (per quanto veloce ne avrò anche per domani…). La spiritualità dell’unità nasce infatti come fiore su un albero bimillenario, di cui ha saputo assorbirne la linfa… Importante sapere da dove veniamo e continuare ad alimentarsi a quella linfa.

Chiara stessa, nel 1980, scriveva: «Ed è proprio della nostra spiritualità, come ho già detto altre volte, imparare dai santi, farci figli di essi per partecipare del loro carisma. È magnifico: ogni tanto Dio ci fa incontrare un santo, specializzato in un dato aspetto della vita cristiana, per aiutarci e sottolinearci con un’altra luce la vita che l’Eterno ha pensato per noi e che è contemplata nello Statuto. Se da una parte siamo coscienti che il carisma del nostro Movimento è utile a tutta la Chiesa, dall’altra siamo pure convinti che tutti i carismi della Chiesa sono utili a noi, figli della Chiesa. E allora dobbiamo imparare da tutti i santi» E parecchi anni prima: «Fanno bene i santi. “Contagiano” con la loro vita e spronano alla santità».

Avanti allora con Basilio, Agostino, Benedetto e su su, fino a noi... senza smettere di guardare la bellezza del creato che ci circonda...