La stanza di sant’Eugenio!
Viveva qui nei primi anni di Aix, e qui tornava di tanto in quando da quando si
era trasferito a Marsiglia ed era diventato vescovo. Una stanza come le altre?
Sì e no… È un “luogo carismatico”, secondo un’espressione che mi piace.
Ne lo immagino qui pieno
di vita e di creatività. Ma anche da vecchio, quando tante illusioni erano cadute
e il cuore lentamente si era purificato e semplificato, dopo aver attraversato
tante prove. Cosa rimaneva? La fede pura, l’amore vero, Dio solo.
Lo disdegno ritornato
bambino. Sì, perché bambini si diventa, come dice Gesù: “Se non diventerete
come bambini…” (cf. Mt 18, 3). Bambini non si nasce, bambini si diventa
col passare degli anni, con la scoperta della propria inutilità, del proprio
fallimento, quando tutto sembra spegnersi in noi e attorno a noi, quando si è
imparato a convivere con Gesù Abbandonato.
Lo Spirito Santo mette
allora sulle nostre labbra la parola “Abbà” e ci introduce in un rapporto nuovo
con lui (cf. Gal 4, 6). Possiamo allora ripetere con più profondità, con
la prima lettera di Giovanni: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per
essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (3, 1).
Il salmo 72 sempre mi incanta. La liturgia ce lo ha riproposto oggi, ancora una volta, in questa prima settimana del salterio. È un salmo scritto da una persona delusa, scontenta, ma che finalmente alza gli occhi e si accorge che non può esserci persona più felice di lui, perché ha Dio. Tante volte mi sento “stolto” come il salmista, perché preoccupato per mille cose, e non mi rendo conto di quanto sono amato da Dio, «lui roccia del mio cuore, mia sorte per sempre». Allora appare, come nel salmo, l’immagine di Dio che «mi prende per la mano destra», «mi guida con il suo consiglio» e mi fa dire, tutto contento: «Io sono con te sempre». Questa persona adulta, diventato bambino, non si preoccupa di altro, perché ormai sa dove Dio lo conduce: «Mi accompagnerai nella tua gloria», in Paradiso! Il salmista è tranquillo, si lascia condurre per mano come un bambino e ripete la sua gioia: «Il mio bene è stare vicino a Dio». Dio è davvero Padre e noi figli, oggetto del suo amore e della sua cura.
Eccoci finalmente bambini,
come sant’Eugenio, perché crediamo veramente all’amore di Dio.























