venerdì 8 agosto 2025

Trasfigurazione a Colle San Vito

 

Ho scritto più volte la mia convinzione che la Trasfigurazione sia avvenuta di notte. È di notte che Gesù era solito pregare e quella volta che portò con sé i tre discepoli a pregare doveva essere notte, così come quando li portò a pregare nell’orto degli ulivi. E poi come avrebbe potuto splendere il suo volto come il sole se c’era già il sole che splendeva? Pensa che luce quella notte!

Ne ho avuto una riprova l’altra sera, quando don Sergio di Cutigliano ci ha portati a celebrare la festa della Trasfigurazione su in montagna, nella radura di Colle San Vito. Gesù portò tre discepoli soltanto, don Sergio ne ha portati poco più, ma lo splendore e la gioia sono stati uguali!

giovedì 7 agosto 2025

Chiara Lubich "agostiniana"

Nell’attesa dell’elezione del nuovo papa provavo a immaginare quale nome avrebbe preso. Mi sarebbe piaciuto Agostino, perché ho l’impressione che la Chiesa necessita di una maggiore unità al suo interno, di essere animata dalla carità e di continuare il cammino sinodale, aperta sul mondo, per coinvolgere tutti nell’unità e nella carità. Il nuovo papa ha scelto un altro nome… ma è un agostiniano! L’ha subito dichiarato nel primo saluto dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, l’8 maggio 2025: «Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano…».

Papa Leone non è soltanto un semplice agostiniano, è stato priore generale dell’Ordine degli Agostiniani per 12 anni, dal 2001 al 2013. È ben più di quanto mi sarei aspettato pensando a un papa che si fosse chiamato “Agostino”!

Sant’Agostino, dopo 16 secoli continua a ispirare, come ha fatto lungo tutta la storia della Chiesa, a cominciare da san Benedetto, su su, fino a oggi. Al riguardo ho scritto un articolo per “Nuova Umanità”. Al termine ho mostrato come sant’Agostino ha ispirato anche Chiara Lubich, la cui spiritualità, al dire di un grande studioso di sant’Agostino, forse il più grande, sarebbe “proprio agostiniana”.

Priore generale dell’Ordine agostiniano, padre conciliare, fondatore dell’Istituto Patristico Augustinianum, p. Agostino Trapé concepì l’idea ardita della pubblicazione dell’Opera Omnia di sant’Agostino in edizione bilingue latino-italiana, che oggi comprende 68 volumi con introduzioni che costituiscono autentici studi monografici. La pubblicazione fu affidata all’Editrice Città Nuova. In occasione di un incontro con uno dei responsabili dell’editrice, Carmelo Failla, p. Trapé gli espresse il proprio pensiero su Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari, rilevando «la specialissima sintonia che scopriva lì [negli scritti di Lubich] con la spiritualità di Agostino». Fino ad esclamare: «Diteglielo alla signorina Chiara Lubich: ditele che è proprio agostiniana: nel senso che tutti i temi che sono centrali in Agostino, sono centrali anche qui in questi scritti. E senza che lei, certamente, abbia studiato sant’Agostino: il che è segno di un’esperienza spirituale autentica». Negli scritti di Chiara lo avevano colpito tre punti in particolare: «il riferimento – tanto caro ad Agostino – alla vita della prima comunità cristiana; l’altro: la carità, così centrale qui come in sant’Agostino; e poi: “Dio – tutto della vita”, così stagliato e dominante».

Informata di questo apprezzamento di p. Trapé, Chiara Lubich le scrisse il giorno seguente, 22 settembre 1965: «Dunque: il Generale degli agostiniani mi dice… agostiniana! Qualcosa ci deve essere di vero! Grazie, Padre, non naturalmente per me, ma per la spiritualità che ispira la nostra Opera. Grazie a nome dell’Opera, dunque, che d’ora in poi avrà un nuovo (anche se sempre amatissimo) protettore in sant’Agostino».

Il primo incontro di Lubich con Agostino risale forse agli studi delle Scuole Magistrali, quando, alla ricerca della verità, rimane colpita dall’agostiniano “In interiore homine habitat veritas”, la verità abita nell’intimo dell’uomo, frase che torna con regolarità nei suoi scritti e conversazioni. Ne abbiamo un’eco in una lettera del 1943: «Rientra in te: cerca Dio, il tuo Dio, quello che vive in te! Se tu conoscessi chi porti in te! Se tu tutto lasciassi per lui...», che termina con il riferimento esplicito a Le Confessioni: «Che la vostra giovinezza non scappi e fra i singhiozzi di una vita fallita, non vi tocchi dire con sant’Agostino: “Tardi ti ho amato! Tardi ti ho amato, bellezza sempre antica e sempre nuova!”. No! (...) Ora ti amo, mio Dio, mio Tutto!». Le prime focolarine guardavano con ammirazione al gruppo che sant’Agostino componeva con i suoi discepoli, al punto da affermare: «Eravamo dunque all’unisono con sant’Agostino».

Dalla consapevolezza del “Dio dentro” scaturisce il ripetuto invito ad “ascoltare quella voce”, la voce dallo Spirito Santo, la Parola del Verbo che risuona nell’intimo e che si amplifica vivendo nell’amore: «Questa carità – scrive l’8 aprile 1986 – ampliava, inoltre, dentro di noi quella che chiamavamo “la voce”. La Parola vissuta la potenziava come un altoparlante, cosicché la si distingueva bene pur fra i mille frastuoni del mondo».

Nei suoi scritti tornano inoltre le più famose frasi di Agostino, quali: «Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te»: «Signore, che io conosca me, che io conosca Te».

Nel 1965 inizia la lettura del commento di Giovanni di sant’Agostino appena pubblicato dall’editrice Città Nuova: «A me piace tanto, tanto. (…) Che dono queste prediche di Agostino! Che colosso questo santo! Poche cose hanno portato alla mia anima tanta soprannaturale felicità». A mano a mano che prosegue la lettura esprime spesso la sua meraviglia e la sua gioia: «Sant’Agostino è maestoso nel commentare questo passo, più che maestoso».

Nel 1970 riprende il commento al cap. 17 di Giovanni (omelie 104-111). Iniziata il 29 giugno 1970, la lettura l’accompagnerà fino al 22 luglio. Prima legge il brano del Vangelo, poi lo medita e infine legge il commento di Agostino. Con sorpresa e gioia trova sempre una consonanza tra quanto lei ha compreso e quanto dice il Padre della Chiesa, anche se questi continua a suggerirle nuovi approfondimenti: «Siamo dunque all’unisono con Agostino».

Quando il 14 luglio giunge al versetto 21, non avverte più la sintonia con il commento di Agostino. «Questo perdere lungo la strada l’amicizia con Agostino, proprio in ciò che più mi stava a cuore, mi ha addolorata. Ero troppo illusa che questo reale colosso – e tale sempre lo vedo perché tale è – fosse quasi infallibile in ogni sua interpretazione». Le strade si dividono perché Agostino legge il Vangelo nel contesto nel quale egli vive: davanti all’eresia occorre affermare la divinità del Verbo e la sua uguaglianza con il Padre, Chiara invece lo legge a partire dal suo carisma, l’unità.

Nelle sue conversazioni sulla spiritualità cita sovente Agostino: la sua dottrina sull’Eucaristia, la volontà di Dio, l’ecclesiologia… La profonda sintonia rimane comunque sui temi della carità e dell’unità. «E soprattutto – leggiamo in una sua conversazione - pensiamo a sant’Agostino, per il quale l’amore reciproco e l’unità avevano il supremo valore. È a lui che noi ci sentiamo, infatti, particolarmente vicini». Cita volentieri l’inizio della Regola: «Il motivo essenziale per cui vi siete insieme riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate unità di mente e di cuore protesi verso Dio».

Accoglie poi la descrizione che Agostino dà della Chiesa confrontandola con quanto si vive nella Mariapoli: «Di essa, splendido fiore della Chiesa – nato sul e per e nel comandamento nuovo di Gesù –, ci sembrava di poter ripetere quanto Agostino diceva della Chiesa: “Ciò che Babele disperse / la Chiesa raccoglie; /da una lingua ne vennero tante; / non ti meravigliare: / questo l’ha fatto la superbia. / Molte lingue diventano una; / non ti meravigliare: / questo lo fa l’amore”».

La Chiesa, sin dalla sua fondazione, era carità, era comunione – Agostino dice che essa consiste nella «comunione di tutto l’orbe». «Mi è parso di capire che alla nostra Opera si poteva dare un nome, il nome che Agostino dava spesso alla sua Chiesa: Carità».

Pensando alla vita di comunione tra le persone con le quali viveva in focolare, trovava un altro elemento di sintonia con l’amicizia agostiniana, ed amava citare Le Confessioni: «I colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, le comuni letture, i libri ameni, i comuni passatempi ora frivoli ora decorosi, i dissensi occasionali, senza rancore, come di ogni uomo con se medesimo, e i più frequenti consensi, insaporiti dai medesimi, rarissimi dissensi; l’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. Queste e simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l’esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola».

La profonda unità teologale sapeva unire l’aspetto altrettanto profondo dell’amicizia umana in tutta la sua concretezza.

Agostino può continuare ancora a ispirare.

 

mercoledì 6 agosto 2025

Un "lontano" a Libro aperto

“Libro aperto”. La montagna che fa da spartiacque tra il versante toscano e quello emiliano dell’Appennino, vista dalla valle del Lima, grazie alle sue due cime sembra proprio un libro aperto e da questa immagine prende nome.

Prima di arrivare al sentiero che porta in cima, un lungo cammino percorre verdissime abetaie e faggete dove il sole penetra a fatica. Poi, lasciando alberi da alto fusto, su fino a 2000 metri, tra prati e rocce. In alto il “Libro aperto” ti fa leggere tutte le montagne d’intorno, con una visione panoramica a 360 gradi, fino alle Alpi Apuane. Un incanto.

Oggi vi sono salito dopo quarant’anni dalla prima e unica volta. Ero con i miei genitori al campeggio di Curigliano. In quei giorni si teneva la Mariapoli all’Abetone. Sapendo che era in programma una gita a Libro aperto mi arruolai alla comitiva. Nessuno mi conosceva. Dato il mio anonimato e forse il mio stile libero pensarono fossi un “lontano”, un agnostico, un osso duro insomma… Allora al rientro mi affiancarono Maria, una focolarina altrettanto tosta. Fu una discesa in piacevole conversazione, fin quando ci riconoscemmo a vicenda.

Nei giorni seguenti mandavano me accanto ai “lontani”! Ne ricordo uno in particolare, poi diventato “vicinissimo”.



martedì 5 agosto 2025

Il Cantico delle creature a 800 anni

“Scrutino ed investighino pure i sapienti le altezze dei cieli, l'estensione della terra e la profondità dei mari! Disputino pure su ogni cosa, considerino tutto quanto, sia che apprendano o che insegnino. Ma cosa troveranno in questa vana occupazione se non pena, dolore e afflizione dell'animo? [...] Quell'uomo che non chiude occhio né giorno né notte non può trovare il senso di nessuna opera di Dio e per quanto si affatichi a ricercare ancor meno lo scoprirà” (De contemptu mundo, 1, XII, 1-2).

Come sono lontane queste parole da ciò che vedo qui in mezzo all’Appennino pistoiese, in mezzo a una natura così bella.

Qualche anno dopo averle scritte, Innocento III incontrò san Francesco d’Assisi che portava un soffio di aria nuova, una visione positiva del mondo e dell’uomo. Allora il suo scritto gli sarà sembrato datato, appartenente a un’epoca lontana lontana. Stava per nascere il Cantico delle creature. Quest’anno sono 800 anni da quanto san Francesco lo scrisse. 10 anni fa papa Francesco l’ha rilanciato: si canta ancora!

Sappiamo la circostanza in cui lo scrisse: dopo aver ricevuto le stigmate, quando le malattie lo assalivano da ogni lato, quando vi era dissidio tra autorità religiose e civili… Non è il canto di un ecologista alla moda, ma quello di una persona fatta una cosa sola con Cristo Crocifisso, ormai capace di guardare il mondo dalla ferita di Cristo, nella cui piaga ha preso dimora. Da lì ha lo sguardo di Cristo che vede nuove non soltanto tutte le cose, ma anche tutte le persone: nel suo Cantico c’è anche il perdono, dimensione umana dell’esistenza, che trascende le creature della natura. C’è la piena riconciliazione, anche con la morte, porta della vita. È un inno di speranza, il ritorno all’Eden di un uomo fatto nuovo dalla croce, un nuovo Adamo che ha un solo desiderio: fare tutto e tutti nuovi.

Guarderò così cose e persone che mi circondano.

lunedì 4 agosto 2025

I giovani di 42 anni fa

Con sorpresa mi giunge un messaggio che mi riporta indietro di 42 anni:

“Ho sentito le parole che sono state dette in questi giorni durante il giubileo dei giovani a Roma. Nella mente sono risuonare le parole che avevi detto a noi giovani di allora al congresso dei giovani a Sassone nel 1983. Ora da pensionato ricordando il senso delle tue parole, ho capito come sono state fondanti nella mia vita le tue riflessioni. Non ho più ritrovato quel tuo intervento che era stato pubblicato sulla rivista “Costruire”. Solo per dirti grazie per allora e per ora. Gerardo”.

domenica 3 agosto 2025

Giovani, diventate umani, cristiani, santi

Il giubileo dei giovani. Che evento! Ci ha mostrato un mondo che i media purtroppo ignorano: giovani con desideri grandi, generosi, propositivi…

Le parole di papa Leone li hanno interpretati e hanno rilanciato mete alte e concrete: «Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno». Hanno riproposto il progetto di Giovanni Paolo II, durante la Gmg del 2000: «È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

Sì, creare una società più umana e fraterna; senso civico; impegno sociale… Mi riecheggia il famoso programma lanciato da Eugenio de Mazenod agli Oblati: «Aiutare le persone a diventare umani, cristiani, santi»

sabato 2 agosto 2025

L'inaspettato successo dell'alfabeto matto

Chi avrebbe mai immaginato che il mio libretto L’alfabeto matto avrebbe riscosso tanto successo? I messaggi sono innumerevoli. Mi meraviglio che tanti si meraviglino dei miei scarabocchi e li trovino artistici! Fra l’altro hanno sempre corredato i miei post. Non sapevo bastasse così poco per far contente le persone.

I “bellissimo”, “bravissimo”, si sprecano, così come Delizioso, Geniale, Mitico, Originale… (possiamo rifarci un alfabeto!). E si continua con:

Un vero dono!!!

Troppo forte. Eccezionale!

Riservi sorprese sempre nuove!!! Anche gli acquerelli sono incantevoli!!

Non conoscevo il tuo talento di artista! Bello!

Ti facciamo socio onorario degli artisti in rete x i tuoi dipinti bellissimi

Davvero originale… e soprattutto chiaro riflesso delle sue doti artistiche…

Quell’alfabeto mi sembra come un gioco ma certamente un po' matto.

Questo sì che è geniale, con la G!

Oggi è il mio primo giorno di vacanza ed eccoti con me, a farmi compagnia e "deliziarmi" con giochi di parole che ne raccontano in fondo una sola: l'amore, profondo che abita nel tuo cuore e mi ha spinta a leggere d'un fiato l'Alfabeto matto"!

Originale nell'idea e nel testo.

"Che bello! La parola più giusta che rallegra gli occhi e allarga il cuore"... per questo originale e accattivante alfabeto! Grazie! E che dire dei tuoi schizzi? Cosi leggeri e carichi di “trasparenze”...

Sei anche un artista? Le illustrazioni sono bellissime!

L'ho letto tutto di fila nella corsa della Metro tra Termini e l'Eur... Questi sono i tuoi deliri quando hai la febbre? Complimenti.

Stupendo e semplicissimo canto alla vita in tutte le sue dimensioni…. L'ho letto d'un fiato… ma lo rileggerò poi con calma per Assaporarlo Berlo, Centellinarlo… ABC!

Ingenuamente divertente!

Semplice, fantasioso, profondo, anche divertente e bello, con i tuoi disegni!

Sei unico! Ho letto … bello e originale…

L'ho letto d'un fiato! Bellissimo e, in quanto bello, c'è sotto del Divino.

Un libretto simpatico. Lo leggerò "d'un fiato"

Tu proprio non finirai mai di stupirci con i tuoi innumerevoli talenti.

Non sapevo che fossi anche pittore oltre che scrittore, poeta e teologo (forse non in questo ordine).

Lettura piacevole, divertente e originale. Un vero artista.