Alcuni super ricchi sono convinti che grazie ai trapianti di organi e alle nuove tecniche mediche non moriranno mai: immortali.
No, non siamo immortali.
Siamo molto di più...
Siamo eterni!
Alcuni super ricchi sono convinti che grazie ai trapianti di organi e alle nuove tecniche mediche non moriranno mai: immortali.
No, non siamo immortali.
Siamo molto di più...
Siamo eterni!
Questa mattina ritiro alla comunità oblata di Santa Maria a Vico, ricordando la missione che Dio ci ha affidato attraverso sant’Eugenio.
Il carisma che con lui condividiamo, è racchiuso in una parola all’inizio della Regola: «insegnare chi è Gesù Cristo». Con questa missione il Salvatore ci chiama a collaborare con lui, a continuare la sua opera. Ma per insegnare chi è Gesù Cristo prima occorre naturalmente imparare chi è Gesù Cristo. Ed ecco allora la seconda Regola: «Per essere cooperatori del Salvatore, [gli Oblati] si impegnano a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro» (C 2). Tre verbo straordinari, da meditare uno per uno.
La fede
cristiana non è una teoria o una filosofia, un credo astratto, ma l’incontro
personale con Cristo; l’annuncio cristiano non è propaganda, ma la
comunicazione di un’esperienza per coinvolgere altri nella medesima esperienza.
Il primo annuncio
cristiano è stato quello di Maria Maddalena. Il giorno di Pasqua non dà agli
apostoli riuniti in cenacolo il grande annuncio: “Il Signore è risorto!”. Dice
piuttosto: “Ho visto il Signore”: l’ha incontrato nel giardino. Trasmette un'esperienza! Lo stesso fanno gli apostoli una volta che torna Tommaso, assente al
momento della venuta del Risorto. Non gli annunciano che il Signore è risorto,
ma: “Abbiamo visto il Signore”: l’avevano visto arrivare nel cenacolo. Condividono
un’esperienza. E la prima Lettera di Giovanni: “Vi annunciamo la Vita”. Come? Raccontando
un’esperienza diretta con Gesù: “Ciò che noi abbiamo udito, ciò
che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e
ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita; (…) quello
che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi
siate in comunione con noi”. Con la stessa forza si esprime Paolo. Pur vivendo in un tempo ormai
lontano da quello di Gesù, anche lui può gridare: «Non ho visto Gesù, nostro
Signore?» (1 Cor 9, 1).
Per annunciare Gesù
occorre conoscerlo sempre più intimamente, immedesimarsi con lui, lasciarlo
vivere in noi…
Sul sito di Città Nuova è apparso, quale strenna di Natale, l’alfabeto matto! Lo si può leggere gratis scaricando l’app, alla sezione Allegati.
Buona lettura!
A Santa Maria a Vico ho visto due minuscoli vicoletti (qui di chiamano "vico"... siamo o non siamo a Santa Maria a Vico?), intitolati a due Oblati molto diversi l’uno dall’altro.
P. Gaetano Drago è
stato assistente generale, ha girato il mondo, era un artista, uno scrittore…
Beh, si merita un vicolo con 20 numeri civici, dal quale si intravede la
cappella dell’Assunta e il campanile della chiesa.
P. Saverio di Nunzio è invece un Oblato umile, semplice, un
pastore buono come il pane, che ha saputo farsi amare. Si contenta di un
vicoletto stretto stretto con 12 numeri civici.
Siamo in provincia di Caserta, in una vallata circondata da colline dominate a nord dal Monte Maggiore, con davanti la fertile pianura della Terra del lavoro. Una cittadina modesta, 2000 abitanti, con abitazioni a due piani fiancheggiate da piccoli orti. Al tempo dell’imperatore Augusto, Calpurnio Fabato vi aveva costruito una grande villa che, in onore della figlia Camilla, aveva intitolato “Villa Camilliana”.
Testimoni dell’antica religiosità, quattro belle chiese e quattro oratori. Il Conservatorio delle Monache di S. Elisabetta ‑ meta di frequenti visite di S. Alfonso de Liguori che confessava nell’annessa chiesetta ‑ fu requisito nel 1870 con l’unificazione dell’Italia e divenne sede delle scuole elementari. Nel 1905 fu ceduto dal Comune alle Suore adoratrici di Casoria. Per secoli il paese ha dato numerose vocazioni sacerdotali e religiose, tra cui tre vescovi.
Nelle vicinanze si apre la grotta di S. Michele, ricca di
stalattiti e stalagmiti. Conserva affreschi della fine del secolo XV o inizi
del XVI. Nella frazione di Leporano, borgo medioevale di un centinaio di
abitanti, su una collinetta sassosa, circondato da secolari ulivi, si trova un
santuario dedicato alla Madonna ad rotam montium, tra i più antichi
santuari mariani d’Italia.
Questa sera, proprio a Camigliano, ho presentato il libro con la storia di p. Armando Messuri, davanti alla nipote, al sindaco, al parroco e tutte le "autorità", al "popolo": tutti…
Per la prima volta vedo questo paese con i suoi 2.000 abitanti, la casa di p. Armando, le viuzze, la bella chiesa dove è stato battesimali e dove ha celebrato la prima messa… Tornerò con calma
Il Vangelo di Matteo si apre con la genealogia di Gesù: «Genealogia di
Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». Una genealogia che va a
ritroso, invece che in avanti, come avviene ad esempio nell’analoga genealogia
di Adamo che indica i suoi successori: Gesù non ha discendenti, perché la
storia ha raggiunto in lui il suo compimento, la fine e il fine.
Niente di più arido di una lista di nomi, per lo più
completamente ignoti. In genere quando si legge la Bibbia tendiamo a saltare di
pari passo le lunghe liste di genealogie, come quelle del Libro dei Numeri che
prendono addirittura sei interi capitoli. Se poi guardiamo attentamente la
sequenza di nomi proposti da Matteo rimaniamo a dir poco perplessi. Abituati al
rigore scientifico e storiografico, come possiamo accettare una simile
schematizzazione che scandisce la sequenza in 3 gruppi di 14 generazioni?
Ancora più problematica se la confrontiamo con la genealogia offerta dal Vangelo
di Luca che con quello di Matteo ha in comune soltanto due nomi.
Nell’antichità, soprattutto tra i popoli d’Oriente, era un
genere letterario diffuso e importante. Costituiva l’archivio familiare, la
memoria collettiva, che conservava gelosamente i ricordi del passato. Come a
veglia, dopo cena, si ripetevano le gesta degli antenati, così se ne
tramandavano i nomi di generazione in generazione. Le genealogie non erano
documenti di anagrafe, servivano a ricordare le origini gloriose della famiglia
o a dimostrare un’ascendenza regale, l’appartenenza a un popolo. In questo senso
la genealogia di Matteo è “scientifica” perché serve a dimostrare che Gesù è il
Messia davidico e che discende da quell’Abramo che è padre di tutte le genti.
Anche la genealogia di Luca è “scientifica” perché dimostra che Gesù è il
Figlio di Dio, è il documento di identità di Gesù: figlio di David, figlio di
Abramo, figlio di Dio.
A Marino questa mattina ho tenuto un incontro di
spiritualità… e proprio su questa pagina del Vangelo di Matteo, mostrando tutta la ricchezza e la bellezza di questa genealogia
È il titolo del propria storia scritta da Gabri Fallacara. Un racconto affascinante.
Appare una donna disponibile, sempre pronta a cambiare lavoro, occupazione, città, Nazione... segno di una profonda libertà interiore.
Il frutto? Una donna risolta, realizzata.
Questa sera a Grottaferrata presentazione del libro al quale ho avuto l’onore e la gioia di apporre la mia introduzione…