domenica 29 dicembre 2024

I Santi Innocenti e padre Inocencio

C’è una assonanza tra i Santi Innocenti che abbiamo celebrato il 28 dicembre e il nome di padre Inocencio - Benjamin Inocencio. C'è ben più in comune: sono tutti martiri. E p. Inocencio è stato ucciso proprio nel giorno in cui festeggiamo i Santi Innocenti. Ucciso perché cristiani, da chi ha in odio i cristiani, a Jolo un’isola nel sud delle Filippine. Aveva 42 anni. Ucciso il 28 dicembre 2000, a pochi metri dalla cattedrale, nel luogo dove quattro anni prima era stato ucciso un altro Oblato, il vescovo Benjamin de Jesus. 

Il superiore generale di allora, Wilhelm Steckling, lo stesso giorno del martirio scrisse: «Oggi abbiamo perso uno dei nostri confratelli, vittima di violenza. Sembra essere un attacco diretto contro la nostra stessa missione oblata, una missione per promuovere la pace sulla terra, per rendere Gesù Cristo visibile dove è più necessario. Padre Benjamin Inocencio OMI è stato assassinato alle 10:05 ora locale vicino alla tomba del vescovo Benjamin de Jesus, anch'egli assassinato quattro anni fa. Qual è la nostra reazione a un simile evento? Sono rimasto scioccato e triste quando ho ricevuto la notizia questa mattina… I nostri fratelli lì sono messi alla prova ogni giorno nel loro lavoro per la giustizia e la pace… Mentre riflettiamo su questi eventi, dobbiamo pregare per gli autori di tali azioni violente affinché anche loro siano liberati dalla loro schiavitù. Uno di loro ha perso la vita nell'attentato… Colui che la bibbia dice "che è stato omicida fin dal principio" (Giovanni 8, 44) ha di nuovo mostrato i denti... Gli Oblati devono fare qualcosa di molto buono se ci accade tutto questo. Quanto durerà ancora la persecuzione del male? Non abbiamo altra difesa se non il potere di Colui che dovette fuggire da Erode quando il re assassinò i Santi Innocenti. Anche il nostro Difensore cadde vittima della violenza per poi trionfare col potere della Resurrezione. Lui è Emmanuele, Dio con noi. Attraverso di Lui possiamo essere tutti rafforzati nella nostra Oblazione e Missione. Possa Padre Benjamin Inocencio essere nostro avvocato».

Anche questo martire è stato giovane, e da giovane ha chiesto di dedicare a Dio tutta la vita. Ecco qualche riga della lettera nella quale chiede di fare l’oblazione: «3 febbraio 1989. Le mie esperienze Oblate degli ultimi cinque anni sono state sostenute dalle benedizioni del nostro Padre Amorevole. In effetti, sono stati anni di crescita nell'amore per il Signore, che ho sperimentato nelle mie preghiere personali e nella celebrazione comunitaria dell'Eucaristia. Inutile dire che la vita Oblata, il suo carisma e la prospettiva missionaria che abbiamo condiviso come comunità apostolica, mi hanno ispirato e mi hanno rafforzato nel vivere i miei voti. Più ancora, tutti gli aspetti della mia vita intellettuale, spirituale, pastorale e affettiva, sono stati continuamente nutriti dalla presenza dei miei fratelli Oblati, così come dalla guida amorevole del mio superiore e direttore spirituale e, naturalmente, dai miei studi teologici… Così, ho umilmente realizzato quanto sono cresciuto come persona e nel diventare un uomo di preghiera…».

Anche noi, ricordandolo a 24 anni dal suo martirio, gli chiediamo che interceda per noi. 

sabato 28 dicembre 2024

Quei tre di Nazaret

La famiglia di Nazaret: ideale di comunione per ogni famiglia. Non ci è dato di entrare in questa casa, di contemplare l’intimità che vi regnava, l’armonia con la quale ci si muoveva, la semplicità e la profondità dei rapporti. Il Vangelo, nella sua sobrietà, ci parla soltanto di Gesù che, sottomesso a Giuseppe e Maria, cresceva in età sapienza e grazia, e di Maria che custodiva in cuore i fatti e le parole del figlio suo. Anche Giuseppe sapeva che nella sua famiglia si celava un mistero. Cosa si saranno detti quei tre?

Venendo dal Cielo, il figlio ha portato in casa la vita di Lassù. Nella sua famiglia l’appartenenza reciproca e il reciproco amore appaiono riflessi perfetti e piena partecipazione delle relazioni che si vivono in Cielo, nella Trinità.

Eppure l’episodio che oggi Luca ci presenta nel suo vangelo sembra incrinare l’immagine di armonia familiare. Le parole di Gesù adolescente piombano improvvise, con una violenza inattesa: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.

Dopo queste parole la famiglia di Nazaret non è più quella di prima. Un altro, pur sempre presente fin dall’inizio, entra ora con forza tra i tre: Dio, il Padre. Anziché unirli sembra dividerli: Gesù da una parte, Maria e Giuseppe dall’altra. “Pensate che io sia ve­nuto a portare la pace sulla terra? - dirà più tardi alle folle - No, vi dico, ma la divi­sione... padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre” (Lc 12, 31-32).

Giuseppe sapeva già che un altro era il Padre e che prima o poi Gesù lo avrebbe la­sciato per seguire il Padre vero. Ma sentirselo svelare in quel modo l’avrà profondamente colpito nel suo affetto autentico di padre. Maria era madre vera. Eppure anche a lei non ha risparmiato la lacerazione. Le parole che si sente rivolgere sono come una spada che le trapassa l’anima. È questo quanto intendeva il vecchio Simeone dodici anni prima, proprio lì, nello stesso tempio? Allora Maria non aveva certo immaginato che il colpo di spada glielo avrebbe inflitto proprio il figlio.

Perché la famiglia più unita della terra subisce una divisione così intima e profon­da? È forse il segno di come devono essere i rapporti autentici in una famiglia e in ogni comunità cristiana: trasfigurati dall’amore divino, dove l’amore umano è portato a compimento in una dimensione nuova: il volere del Padre.

I tre tornarono a Nazaret più uniti di prima, in un reciproco amore purificato, che ha il timbro autentico della Trinità.

 

venerdì 27 dicembre 2024

Programma di vita

 


La vita per cercarlo

La morte per incontrarlo

L’eternità per goderlo

Un programma di vita che mi hanno appena suggerito…

giovedì 26 dicembre 2024

Non di solo pane

Il giorno dell’Epifania del 1962 mio padre mi regalò il libro dei Vangeli, «Per esserti oasi di pace e di ristoro alla tua formazione evangelica», come scrisse nella dedica. Avevo tredici anni. Quel libro segnò una tappa nuova del mio viaggio nella Sacra Scrittura.

Inizia così il libretto che ho appena edito (si fa per dire, le mie solite quattro copie) come regalo di Natale.

Sono i commenti a 26 Parole di Vita che ho pubblicato dal gennaio 2015 al febbraio 2017. 26 meditazioni evangeliche semplici, che prendono origine da quel 6 gennaio 1962, come racconto nell’introduzione, dove ripercorro l’esperienza del mio rapporto con la Parola di Dio.

mercoledì 25 dicembre 2024

Comincia così il mio Anno Santo…

Il controllo è errato, molteplici gli sbarramenti e ogni volta bisogna presentare il biglietto di invito e la tessera di riconoscimento. Finalmente giungo nella Cappella Gregoriana in san Pietro; Gregoriana perché vi è sepolto san Gregorio Nazianzeno, l’amico di san Basilio. Sono finito qui perché in questa cappella ci si veste per la concelebrazione della messa della notte di Natale presieduta da Papa Francesco.

Mi è cara quella cappella perché vi è l’altare con un’antica icona della Madonna dove sono stato tante volte a pregare. Dal settimo secolo si trovava nell’antica basilica costantiniana e si chiamava “Madonna di San Leone”. Nel secolo quindicesimo, quando fu portata nella nuova basilica, prese il nome di “Madonna del soccorso”.

Il 28 dicembre 1948 vennero davanti a questo altare Chiara Lubich e Igino Giordani. Questi nel diario annota: “Questa mattina in S. Pietro ho ricevuto la S. Comunione insieme a Silvia Lubich, apostola dell’unità e della vita comunitaria, e ad una sua amica: un’ora paradisiaca di amor di Dio. Semplicità evangelica. Sua estasi davanti all’altare di Maria”. Mesi più tardi Chiara scrive a Giordani: «Ricordi, Anima mia, quando a S. Pietro la prima volta che venni con te all’altare della Mamma tu mi facesti pregare ed io con misere parole dissi: “Mamma, consuma le nostre due anime in uno perché avvenga la Comunità cristiana in Italia e nel mondo intero”? e “Mater unitatis, ora pro nobis”?». 

La “Madonna del soccorso” ha cambiato nome un’altra volta, si chiama “Mater unitatis”. Anch’io, in questa notte di Natale, prego ancora una volta la Madre dell’unità chiedendo che avvenga la Comunità cristiana in Italia e nel mondo intero.

Ed eccomi nella navata centrale della basilica, assieme a tanti altri sacerdoti. Il baldacchino del Bernini è stato appena restaurato, al pari della “gloria” con la cattedra di san Pietro: uno splendore.

La veglia di preghiera è solenne e profonda, fino a quando si apre la porta santa e riecheggiano le parole di Gesù: “Io sono la porta, chi entra attraverso di me troverà la vita…”. La messa è solenne e raccolta. 


Al termine i bambini, vestiti con gli abiti tipici dei Paesi d’origine, accompagnano il Papa che va a deporre il Bambino Gesù nel presepe. La piccola processione mi passa proprio davanti e colgo la gioia e la serietà di Papa e bambini… Un momento particolarmente bello.

Comincia così il mio Anno Santo…

martedì 24 dicembre 2024

Ogni volta che nasce un bambino...

«La vita è una fiamma che via via si consuma, ma che riprende fuoco ogni volta che nasce un bambino». (George Bernard Shaw)

«Ogni volta che nasce un bambino è segno che Dio non si è stancato dell’umanità» (Tagore).

Due frasi che leggo sul mio giornale domenicale – proprio “Il Domenicale” del Sole 24 ore.

Se poi il bambino è il Bambino… siamo a Natale! La fiamma riprende fuoco e Dio non si stancato di questa povera umanità.

lunedì 23 dicembre 2024

Novena di Natale sullo Stretto

 

La mia avventura messinese finisce, naturalmente, sullo Stretto, con un tramonto dai colori meravigliosi. Il cielo si sta già preparando per la notte di Natale, perché dovrà accogliere gli angeli che scendono per cantare il Gloria.

Prima ne scende uno solo per dare il grande annuncio ai pastori: “Vi è nato un Salvatore”. E subito arriva tutta la schiera degli angeli a popolare il cielo: “Una moltitudine”, dice il Vangelo. Avevano fatto richiesta da tempo per essere presenti. Chissà che sfolgorio in quel cielo. Per questo dico che sullo Stretto di Messina il cielo si sta allenando per la notte di Natale, quando dovrà sfolgorare nella gloria…

Ma torniamo ai pastori. La tradizione indica, a pochi chilometri da Betlemme, il “campo dei pastori”, dove nella notte venivano vegliate le pecore. I pastori. Sono persone semplici. Abitualmente non sapevano né leggere né scrivere, vivevano ai margini dei villaggi, erano scartati e temuti, ritenuti impuri.

Sono gli ultimi e la gloria del Signore li avvolge di luce, li trasfigura, rendendo loro la dignità regale di figli di Dio. L’umanità è divinizzata.

Natale: l’uomo accoglie Dio ed è trasformato in dio. Divino e umano, Cielo e terra si abbracciano. È il “mirabile scambio” cantato dai nostri antichi Padri: l’uomo dà a Dio la sua umanità e Dio dà all’uomo la sua divinità. Il Figlio di Dio si fa uomo per fare dell’uomo il figlio di Dio, avvolto di gloria. Scende su questa nostra terra e ci innalza nel suo Cielo. Spegne la sua luce, si rende opaco, nasconde la sua gloria celeste nella piccolezza di un comune bambino e accende noi del divino.

Scendi ancora tra noi
in questa nostra notte
di paura e di speranza.
Torni a brillare la tua luce
e illumini le tenebre
della violenza e della solitudine.
Portaci il Cielo sulla terra
e trasfigura in Cielo la nostra terra.