sabato 30 gennaio 2016

Uno sguardo di fede per riconoscerti

«Non è il figlio di Giuseppe?». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono… per gettarlo giù dal precipizio. (Luca 4, 21-30)

Cosa ha detto Gesù di tanto grave da provocare una reazione così violenta?
Non ha minacciato i “guai” che gli sentiremo proferire più avanti. Non ha apostrofato i paesani come “sepolcri imbiancati” o “razza di vipere”. Non ha neppure espresso le dure esigenze per seguirlo: vendere tutto, rinnegare se stessi, prendere la croce…
Cosa ha detto di tanto grave da sdegnare la sua gente al punto da volerlo precipitare giù nel burrone?
Finalmente era giunto il profeta. Anzi, più di un profeta. Non soltanto egli dice la parola di Dio, è egli stesso la Parola di Dio, è Dio. Sta qui lo scandalo. Il Messia non sarebbe dovuto venire con potenza e gloria? Nessuno avrebbe saputo da dove sarebbe giunto. Il divino deve essere sempre circondato dall’alone del mistero. Come è possibile che la persona dell’Atteso coincida con il vicino di casa, con una persona tanto normale, così conosciuta. “Non è il figlio di Giuseppe?”. Anche loro a Nazareth, sapevano che da Nazareth non poteva venire niente di buono.
Forse anche noi lo aspettiamo ammantato di gloria. Lo immaginiamo sempre diverso da come egli è
E se Gesù mi capitassi accanto nella vesta delle solite persone che incontro ogni giorno, con cui ogni giorno condivido la vita normale, lo saprei accettare? Gesù lui? Gesù lei? Ma li conosco anche troppo bene, ne so i limiti, i difetti… non possono essere Gesù. Non è il figlio o la figlia del tale, non è una persona di casa? Come possono, lui o lei, essere Gesù?

Dammi occhi nuovi, Signore,
ogni giorno,
perché sappia vedere sempre nuove
le solite persone
che ogni giorno
mi poni accanto.
Che ti possa riconoscere,
nel volto dei fratelli,
anche quando mi è difficile,
e in loro amarti e servirti.
Che in loro,
anche quando non mi aspetto niente di buono,
sappia vedere il tuo volto.

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