mercoledì 26 marzo 2014

Piazze e Vox populi



Piazza Maidan spazzata dal vento, vivace con le coppie di sposi che hanno appena celebrato il matrimonio e posano per le foto attorniati da parenti e amici. È il ricordo che mi sono portato dietro dall’ultima visita in Ucraina. Stento a far combaciare l’immagine di quella piazza festosa e fantasiosa con quella tragica e sanguinante che in questi giorni scorre sugli schermi della televisione e su youtube. Sono invece identiche le parole che la gente mi diceva allora e quelle che gridano adesso: la stessa amarezza per la corruzione, l’incompetenza nella gestione della cosa pubblica, la stessa voglia di libertà e d’Europa. Cambia soltanto il modo di esprimerle: la confidenza amica allora, la rabbia violenta adesso.
Piazza Maidan come piazza Taḥrīr, come le mille piazze che si animano ormai in mille parti del mondo, come le agorà informatiche dove convergono dibattiti, dissensi, consensi, dove si grida, ci si indigna. È la vox populi quella che si ode in questi luoghi? E coincide con la vox Dei, come voleva l’antico detto medievale? Piazze e reti sono facilmente manipolabili, potrebbero dunque apparire inaffidabili, per questo disprezzate. A volte si ha la sensazione che la vox populi giunga nelle stanze del potere attutita o distorta, mediata da sondaggi e “portavoce”, lasciando chi è in alto fuori dal contatto diretto con la realtà, in un mondo alieno dalle esigenze e dalle attese del vulgo, con macchine blu che sfrecciano incuranti del semaforo rosso, della corsia d’emergenza, un segno, tra i tanti, del senso di superiorità, estraneità, impunità.
Eppure la voce del popolo domanda di essere ascoltata in ogni modo, al di là di come si esprime, con violenza o pacatezza, pienamente articolata o ancora confusa. L’arte del politico, come dell’uomo di Chiesa, sta nel saper cogliere in essa le esigenze profonde che manifesta, discernerle in ascolto attento e rispettoso, interpretarle, riproporle, tenerne conto nelle scelte.

Si tratta di un affare che non riguarda soltanto chi sta in alto, ma tutti: chi deve ascoltare come chi parla. La vox populi, la nostra voce, è chiamata a elaborare proposte sempre più articolate e complete, mettendo a servizio della collettività capacità e competenze, idee e indicazioni concrete, in un dialogo responsabile.

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