giovedì 25 febbraio 2010
La solitudine e l’abbandono via di santità
Sono indietro di un anno: soltanto oggi ho visto il bellissimo documentario “Un illustre sconosciuto”, sul Cardinal Massaja, in occasione dei 200 anni della sua nascita (1809). Mi ha colpito soprattutto la sua prova interiore: la più totale solitudine derivante dall'isolamento geografico in cui è destinato a vivere e dalle incomprensioni e accuse, come attesta una drammatica lettera indirizzata a Pio IX: «… sono stato assalito parecchie volte da una terribile malinconia, e fui tentato persino di lasciar tutto e andarmene al mio convento; il timore unico di trasgredire la volontà di Dio espressa nell'oracolo della Santità vostra mi ha trattenuto fra questo martirio di apostolato, dove l'uomo evangelico che teme Dio, si trova continuamente oppresso da miserie e tribolazioni di ogni genere tanto nello spirito che nel corpo,senza nessun sollievo e consolazione di sorta…». Si sente abbandonato anche da Roma: «Qualche volta ai piedi del Crocifisso sfogando le mie malinconie: diceva fra me stesso: “che tutto il mondo mi dimentichi, ed anche mi calpesti è poco, perché l'uomo evangelico dovendo urtare la corrente del mondo… ma che Roma la sposa vivente del Crocifisso, la nostra madre comune per cui tanto ci affatichiamo, ella ci dimentichi, ella ci disprezzi... Se la mia condotta è degna di rimprovero, allora come figlio ho diritto di sentire la voce della mia madre che mi grida e che mi castiga; se poi la mia condotta non è degna di rimprovero, ho diritto di essere sentito nei miei bisogni, ed anche aiutato e consolato nelle mie afflizioni ... Questo silenzio assoluto, questo vedersi gettato come un arnese inutile in un angolo della casa senza nessun segno di pensiero per noi...”». Poi aggiunge: «mentre scrivo tengo il S. Crocifisso nelle mani raccomandando a Lui ogni parola che scrivo». Mi è sembrato di ascoltare un’eco del grido di abbandono di Gesù sulla croce.
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