mercoledì 3 febbraio 2010

Una risposta alle sofferenze dell’umanità / 11


"Vai avanti seguendo sempre l'insegnamento di Chiara". Questa la consegna che mi ha affidato Ajahrn Thong Thong in risposta alla mia richiesta della sua benedizione. Di prima mattina, prima che iniziasse l'incontro, mi sono inginocchiato davanti a lui. Non ho avuto il tempo di salutarlo che subito mi ha detto: "Tu hai vissuto con Chiara, vero!?". Gli ho parlato dell'amore che Chiara aveva per lui e che ci ha insegnato ad avere verso tutti, al di là di ogni distinzione e di come siamo già uno. È una figura straordinaria.

La giornata inizia con la preghiera Mahayana: due monaci e due monache cinesi cantano con passione le loro nenie accompagnandosi con piccoli strumenti a percussione. Segue la preghiera Mahayana dei giapponesi, in tono molto più litanico e monotono. Quale siano i contenuti della loro preghiera rimane un mistero per me profano (ma anche per chi conosce quelle lingue…).
Il tema di oggi è la sofferenza nella società contemporanea, a partire al problema ecologico. Nella mattinata l'esposizione di due rappresentanti del Boddhismo Mahayana: Eiin Yasuda (Giappone) e Guo Yuan (Taiwan).
Eiin Yasuda prima richiama gli otto dolori dell'uomo che Shakamuni Buddha insegna ad accettare e a superare, poi individua otto dolori di carattere sociale presenti nel nostro mondo contemporaneo (la notte dello spirito e la notte collettiva?). In risposta ha narrato alcuni fatti di persone che danno la vita per gli altri: un pastore cristiano che in Giappone, mentre la nave affonda, dà il suo salvagente a un altro; un monaco vietnamita che sacrifica la sua vita per la verità bruciandosi; la storia dell'attrice americana Audrey Hepburn. Ma indica anche sette gesti concreti di amore e di servizio possibili anche senza avere niente e senza dover morire per l'altro: il settimo gesto è "accogliere cortesemente chi vuol ripararsi dalla pioggia". Richiama poi le 10 buone azioni che possono contribuire a annullare i conflitti e formare la personalità; una di queste è "Non dire parole che possono rompere i rapporti e dire parole che costruiscono parole d'amicizia". Infine racconta di tre grandi leader politici giapponesi e del loro differente esito; soltanto il terzo, guidato dalla fede, dal senso della cosa pubblica, dal distacco del possedere, è riuscito ad operare rettamente per il suo Paese. "Un cuore di gratitudine – ha infine affermato –, di compassione, di rispetto, che chiede scusa e perdona è importante per migliorare i rapporti tra gli uomini e per costruire la pace. Penso che far crescere questo cuore sia uno dei modi per risolvere le sofferenze del mondo moderno".
Guo Yuan, raccontando esperienze di politici, dirigenti aziendali, famiglie, passa in rassegna un gran numero di virtù, dall'umiltà al distacco, dal non giudicare all'incoraggiare gli altri, e poi la calma, la compassione, la costanza, la rinuncia ad ogni egoismo, una visione ampia del mondo e un cuore aperto e benevolo, vivere il momento presente… Un consiglio pratico: "Se sentiamo che stiamo per essere turbati, allora dobbiamo rilassare il nostro corpo, la nostra testa, e si può cantare una canzone, o ascoltare un po' di musica leggera. Abbiamo tutto il diritto di gridare a voce alta…".

Questo è il buddhismo, una via di grande moralità. Ascoltando questi interventi si comprende perché molti occidentali cercano la meditazione buddhista o diventano buddhisti. Sono attratti da questa capacità di affinare la vita interiore, controllare le passioni e le emozioni, trovare la pace, il distacco da tutto ciò che non è essenziale.
Per il Buddhismo Theravada intervengono Pramuan Phengjan e Sompong Phemjan, una giovane coppia, che ha con sé una bella bambina. Pramuan, che ha prima vissuto come monaco, soprattutto per poter studiare, ci racconta come un ex-monaco vive il buddhismo nella sua vita sociale. Di per sé non è molto difficile perché cultura e religione coincidono. Tutti genitori spingono i ragazzi a vivere un periodo di vita monastica, così che possano acquistare meriti a loro favore. Intervengono un focolarino sposato della Thailandia e Palko con le loro esperienze familiari.
Modera la mattinata, in maniera brillantissima e vivace, il monaco maestro dei novizi, Phra Suthiworayan, che fa tanti accenni sulla sua vocazione, sul suo compito, sulla pressione sanguigna che cresce con passare degli anni perché si arrabbia con i novizi… Piccoli quadri che ci danno un po' il senso della vita monastica concreta. Mi pare di capire che il consumismo e la secolarizzazione stanno minando dal di dentro la società e di conseguenza la religione. 15 anni fa c'erano 5 milioni e mezzo di monaci e seminaristi. Ora sono un milione e mezzo. 6.000 i templi e monasteri nel frattempo sono stati abbandonati.
Ore 14,30, Emmaus apre la seconda sessione della giornata. Il momento è solenne, come all'inizio del simposio. L'accoglienza di Emmaus è festosa e insieme formale come si conviene in questo luogo. In tutti si sente una grande gioia. Il suo tema su Gesù abbandonato nel mistero del dolore è seguito con profondo silenzio e non necessita di essere riassunto. Segue la lettura del testo di Don Mirchell (impossibilitato a partecipare) sul significato cristiano della sofferenza e la risposta del Focolare alla sofferenza dell'occidente oggi. Nel dialogo che ne segue un anziano professore buddhista ripercorre la vita di Gesù mostrando come la sua compassione nasce dall'aver patito: una bella lettura. Parlo con i seminaristi monaci, sono contentissimi, gli si stanno allargando gli orizzonti. La conoscenza, che giunge fino all'amicizia, è via sicura per dissolvere le paure che originano violenze.
 
Nella seconda parte del pomeriggio il discorso viene rilanciato dal maestri dei novizi, che tra l'altro prende benevolmente in giro Luce ardente che a suo dire è un monaco un po' matto, all'avanguardia, di cui ha un po' di invidia… È un momento critico e costruttivo di comunione, di domande, di riflessione. Commovente la testimonianza di Luce ardente, il suo incontro con Chiara, con il Crocifisso, la comprensione dell'arte di amare... Tra l'altro ha spiegato il logo del simposio: la croce nel fiore di loto = l'amore (croce-cristianesimo) e la sapienza, la luce (loto-buddhismo). Ha terminato dicendo: "Guardate il mio volto: sono un focolarino buddhista". La conclusione di Emmaus spalanca all'infinito le dimensioni dell'Ut omnes e indica la straordinaria fecondità di Gesù abbandonato.

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