giovedì 24 novembre 2016

Aletta e la santità di fanteria



Avrei dovuto portarle l’unzione degli infermi a fine mattinata, ma è morta nella notte. Così l’ho vista ormai distesa nella bara bianca. L’avevo salutata a telefono il giorno prima e mi aspettava. Mi voleva, chissà perché, un bene sincero, riservato e insieme effusivo.
Aveva ricevuto il nome di Aletta il giorno stesso che, per la prima volta, aveva incontrato Chiara: un invito a dare un colpo d’ala, a lascia il passato e volare decisa e libera verso Dio. La sua parola di vita – “Beati i puri di cuori, perché vedranno Dio” – le si leggeva in volto e l’ha portata a vedere Dio: è andata a occupare il posto che Gesù le aveva preparato salendo al cielo. Santità semplice ed evidente, la sua.

Oggi, durante la messa del funerale, ho distribuito la comunione a quanti stavano nell’ultimo settore nella sala del centro mariapoli. Una dopo l’altra le persone mi passavano davanti, chi più grave, chi più sorridente, per ricevere l’Eucaristia. Li conoscevo quasi tutti, alcuni da venti, da trenta, da più anni ancora. Persone d’un pezzo, che tirano avanti serie, impegnate, senza tante storie. Che impressione saperle così fedeli, sempre al loro posto di lavoro, convinte nel dare il loro apporto nascosto alla grande causa dell’unità!
Forse nessuna di loro, o poche, avranno un funerale così solenne come quello riservato ad Aletta. Forse se ne andranno via in silenzio, come d’altronde in silenzio se n’è andata Aletta. Non si parlerà tanto di loro, non se ne scriverà la biografia. Mi sono sembrate come la fanteria della Chiesa, che portano avanti la battaglia della fede, senza troppa appariscenza. Eppure non sono meno sante e i loro nomi sono scritti in cielo.
Com’è umile, bella, indispensabile la santità di fanteria!


1 commento:

  1. Padre Fabio, bellissimo quanto dici di Aletta, grazie! E grazie anche di questa bellissima imagine della santità di fanteria... mi è piaciuta tantissimo. Christian da Silva

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