sabato 31 agosto 2019

Un mondo alla rovescia



“… non metterti al primo posto… va' a metterti all'ultimo posto… Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 1. 7-14).

L’arrivismo è una cosa che a Gesù proprio non va giù.
Lo fa capire in mille modi:
“Guai a voi che desiderate occupare i primi posti” (Lc 11, 43), afferma rivolgendosi ai farisei: “Essi occupano i primi posti nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti” (Lc 20, 46).
Ma ce l’ha anche con i figli di Zebedeo che chiedono i primi due posti nel Regno dei cieli, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, ministri degli interni e degli esteri; come con tutti gli apostoli che durante l’ultima cena discutono tra di loro chi sia il primo… proprio mentre Gesù si mette all’ultimo posto lavando i piedi a tutti.

La morale della favola, anzi della parabola, è chiara: “chi si innalza sarà umiliato e che si abbassa sarà esaltato”.
Sarà umiliato ed esaltato da chi? I nostri biblisti ci ricordano che questo è un passivo teologico: chi compie l’azione è Dio! Il Vangelo di Matteo lo dice esplicitamente: “Chi vorrà farsi grande, Dio lo abbasserà; chi resterà umile, Dio lo innalzerà” (23, 12).
L’aveva già cantato Maria nel suo Magnificat: “Dio ha rovesciato i potenti dai loro troni; ha innalzato gli umili” (Lc 1, 52)

È dunque un mondo alla rovescia quello che Gesù propone? Alla rovescia, caso mai, è il nostro mondo, fatto di bramosia di potere, di primeggiare, di apparire (anche quando sotto non c’è nessuna sostanza). Mettersi in mostra, volere essere famosi a tutti i costi, avere tanti followers, tanti like…
Ne siamo contagiati tutti.
Il mondo dritto è quello di chi tiene conto degli ultimi e ne condivide gioie e sofferenza, senza mettersi né sopra né sotto, ma accanto.
Quella di Gesù non è una lezione galateo o l’invito a non fare brutte figure. Ne va piuttosto della nostra salvezza, c’è di mezzo il giudizio finale, che ribalterà le situazioni.
Altro che primi posti!, piuttosto i servi di tutti.
Facile a dire, difficile a fare. Dobbiamo proprio aiutarci.
In proposito oggi mi ha colpito leggere il profilo di un “ultimo” che è andato in cielo proprio questi giorni, Ezio Sorgo, che scriveva: “invece di cercare la mia perfezione, vivere la perfezione della carità fra noi”.



Nessun commento:

Posta un commento