anche questa sera, fino a notte alta, la chiesa sarà gremita di persone che stanno lì, in silenzio, a guardare e pregare Maria.
La festa terminerà
domani sera quando la statua della Madonna sarà portata in piazza e persone, in
lunghe file, potranno toccarla fino a mezzanotte, a cominciare dai malati a cui è dedicata la
serata.
Infine,
dopo i fuochi d’artificio, la statua verrà riposta nella sua nicchia, nella
bella cappella cinquecentesca.
La
comunità degli Oblati, innanzitutto. Sono 16, la maggior parte anziani,
ammalati. Un padre Ottorino, ultranovantenne, in carrozzella, è il primo a
scendere appena si apre la chiesa alle 6.00 del mattino e l’ultimo a ritirarsi
la sera. Il suo è un interminabile servizio di confessioni, accompagnamento
spirituale, ascolto… Altri sono impediti e restano nelle loro stanze, altri
hanno bisogno di assistenza continua. Anche loro, in questa situazione di impotenza,
collaborano alla vita del santuario. Ognuno dà quello di cui è capace, tutti
attivi, a iniziare naturalmente da quanti lavorano a tempo pieno nel ministero pastorale.
Ma non solo gli Oblati. C’è uno stuolo di laici che si dedica alla vita del santuario, con l’animazione liturgica, l’accoglienza, il lavoro di segreteria, di custodia. Alcuni di loro condividono appieno la missione oblata, altri sono legati al Rinnovamento dello Spirito, altri al Movimento dei focolari.
Questa
sera ho incontrato il gruppo delle famiglie per un dialogo semplice e partecipato, nel quale abbiamo ripercorsi alcuni tratti del cammino di Maria. Sempre la stessa esperienza, più parlo delle cose belle più ne resto convinto!
Davvero
una comunità viva, motivata, che fa bella la Chiesa.
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