Visitando i Musei vaticani, in particolare la sezione di
arte contemporanea, mi sono imbattuto… nella copertina di un mio libro! “La
storia di Dio e la mia”, che scrissi nel 2010, un libro è nato a Cuba,
all’Avana, nell’Aula Bortolomé de Las Casas quando, per tre sere consecutive,
mi ero trovato con un pubblico vivace ed eterogeneo, con il quale avevo letto
testi di poeti, contemplato immagini di grandi artisti, ascoltato brani
musicali, visto frammenti di film, tutti ispirati alla Bibbia.
Mi sono trovato davanti a un quadro di Shahn Ben
(1898-1969), Allegoria n. III. Vi sono rappresentati il leone di giuda, la
tavola delle leggi, lo shofar, tutti elementi tipici del mondo ebraico. Fu l’editore
a scegliere questo quadro come copertina del mio libro; copertina significativa
perché il libro tratta, come da sottotitolo, di “La Bibbia fonte di ispirazione
per l’uomo”.
All’Avana, con quelle numerose persone, molte delle quali
dichiaratamente aree, leggemmo brano di Bibbia con le sue sorprendenti
descrizioni della natura, della bellezza dell’uomo e della donna, con l’espressione
dei sentimenti e dei valori umani. Ci chiedemmo infine se questo grande codice
culturale non fosse anche una comune fonte di ispirazione per la vita di
credenti e non credenti, o almeno il punto di partenza per un confronto critico
per affinare il cuore e ricercare le motivazioni più profonde del vivere.
Come può non appassionare la Bibbia. Mi appassiona come
credente, perché so che in essa Dio mi parla con parole che possiedono uno
spessore e una profondità che altre parole non hanno, siano esse di filosofi,
di politici, di poeti. Per me sono «parole di vita»: contengono la vita e la
comunicano, fanno vivere la persona umana in tutta la sua interezza. Leggo la
Bibbia ogni giorno, la studio, la prego, cerco di lasciarmi guidare dal suo
insegnamento. Mi appassiona come uomo, amante dell’umanità, perché vi vedo
dipinta la bellezza della natura; sento l’incanto e la meraviglia davanti allo
sbocciare della vita in tutte le sue espressioni ed età. In essa ritrovo i
grandi valori umani presenti in tutte le culture, i sentimenti comuni a ogni
uomo, a ogni donna; incontro la saggezza di molti popoli; riconosco i comuni
miti antichi; seguo le gesta paradigmatiche di uomini e di genti. Mi appassiona
come amante delle arti, perché vi ritrovo i simboli, le storie, i riferimenti
che hanno ispirato letteratura e musica, scultura e pittura, poesia e teatro,
impregnando di divino e di cielo il genio dell’umanità. Poeti, pittori,
scultori, scrittori, musicisti, registi, hanno letto la Bibbia non soltanto 8 come
un immenso repertorio iconografico e simbolico, ma anche come uno dei codici
fondamentali di riferimento espressivo e spirituale.
La Bibbia, «grande codice» dell’umanità, come l’ha definita Northrop
Frye sulla scia di William Blake, è il punto di riferimento imprescindibile
della nostra cultura, la stella polare a cui si sono orientati tutti, credenti
e non credenti, quando hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche
per respingerne la guida e vagare altrove. Non ci si può non confrontare con
questa grande opera. In essa trovo la storia di Dio e anche la mia, la nostra:
una medesima storia vi è racchiusa ed espressa.