Uno
dei quaranta monaci della comunità ci guida alla scoperta del monastero, dalla
sala capitolare al chiostro interno al giardino che custodisce la primitiva
chiesetta romanica.
L'attenzione
ai dettagli, l’amore alle cose ben fatte è ciò che più colpisce in questo
ambiente monastico. Nella chiesa come nel monastero vi è una straordinaria
ridondanza di particolari, tutto vuol trasmettere un messaggio, richiamare una
verità, risvegliare lo spirito. Ogni porta è cesellata, ogni parete ostenta un
dipinto, un arazzo, un quadro. Le frasi che ovunque fioriscono si rincorrono
una dietro l’altra, e sono lodi a Maria tratte dalla Scrittura come dalla tradizione,
nomi evocativi di persone o luoghi santi. Tutto parla e tiene desto lo spirito.
Il
canto delle lodi e dei vespri, con melodie originali, come quello della
liturgia eucaristica, introducono nella preghiera “angelica”, avvio alla
contemplazione. La lingua catalana, di cui i monaci sono strenui difensori e
promotori, non è di alcun ostacolo. Il monastero benedettino di Montserrat si
presenta come un programma di vita. Ne fanno fede le migliaia di persone che lo
frequentano e la chiesa gremita di fedeli che pregano con i monaci. Sono due
milioni e mezzo i visitatori che vi giungono ogni anno.
I primi monaci vennero nel secolo VI, prima di Benedetto, attratti da queste montagne aspre e dolci insieme, che somigliano alle Meteori della Grecia o alle rupi della Cappadocia, altre montagne scelte da altri monaci a causa delle loro insolite conformazioni.
L’attuale
monastero fu fondato nel 1025 e ricostruito a più riprese, incastonato in uno
dei più straordinari paesaggi spagnoli con le originalissime guglie granitiche
che hanno ispirato artisti come Gaudì. Sorse attorno alla chiesetta dedicata alla
bella statua romanica della Madre di Dio, trovata almeno un secolo prima dai
pastori che, come vuole la tradizione, scorsero in quel luogo una grande luce. Sulle
cime delle guglie rocciose comparvero in seguito dodici eremitaggi, uno dei
quali abitato fino alla morte dell’ultimo eremita, una quindicina d’anni fa.
Il
cuore della chiesa e del monastero rimane la statua di Maria. Quasi si perde
nella grande chiesa, su in alto, troppo lontana, tra ori e argenti. Basta
tuttavia mettersi nella lunga fila che parte dall’atrio della chiesa e con
pazienza percorrere tutta la navata destra. Al termine un grande portale di
marmo bianchissimo, lavorato con finezza, introduce in una scala affiancata da
decine di sante disegnate da mosaici, dalla madre Eva a Teresa d’Avila, che preparano
all’incontro con la “santa”. Ed eccoci finalmente nel “camerino” della Madonna
adornato di mosaici, pittore, ceselli in metalli preziosi che tuttavia scompaiono
davanti alla bellezza della statua. Maria appare seduta in trono come una vera
regina dell’antico medioevo. È d’una bellezza estrema, con un sorriso a fior di
labbra che riempie il cuore di fiducia. In un momento nel quale sono solo – essendo
ospite in monastero posso accedere con facilità – provo a fotografarla, ma
chissà perché le foto non rendono la dolcezza del sorriso e la confidenza che
esso suscita. Tanto vale rinunciare e fotografarla con gli occhi e con il
cuore: se potesse darci il rapporto che ha con il Figlio che tiene seduto sulle
ginocchia! È la mia preghiera, oggi, vigilia della festa che la vede incoronata
regina del cielo e della terra.
Nessun commento:
Posta un commento