Perché, dov'è il vostro tesoro, là
sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese (Lc 12, 32-48)
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese (Lc 12, 32-48)
La domenica lascia
in ombra la festa di santa Chiara.
Eppure mi
pare che santa Chiara sia il commento più appropriato al Vangelo di oggi.
Forse
dipende dal fatto che la sua omonima, Chiara Lubich, per tanti anni, in questo
giorno di festa, ci ha parlato di Chiara d’Assisi e ce l’ha fatta vedere in
tutto il suo splendore evangelico.
Chi dimenticherà
mai, ad esempio, la festa di santa Chiara del 1988?
“Tutti gli
anni, il giorno di santa Chiara ricordiamo santa Chiara d’Assisi, e anche oggi
vorremmo fare così. Ci viene in mente sempre qualche aspetto della sua vita.
Una volta abbiamo ricordato come Chiara d’Assisi rispondendo a san Francesco
(«Figliola, che cosa desideri?») ha detto quella parola: «Dio», che ci ha
sempre sorpreso, fin da quando eravamo all’inizio del Movimento. Perché è la
risposta che daremmo anche noi: «Figliolo, figliola, che cosa desideri?»; «Dio,
Dio è il nostro Ideale»”.
Questo primo
episodio è il più bel commento alle parole del Vangelo di oggi: “dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il
vostro cuore”.
Chiara Lubich poi
continuava: “Un’altra volta abbiamo ricordato che santa Chiara ha lasciato con
la sua vita una scia di luce, e questo ci è piaciuto fin dall’inizio.
Attribuiamo questa scia di luce, che ha lasciato, al Risorto che viveva dentro
di lei, perché amava il Crocefisso in quella maniera”.
Ancora: “Quella
scia di luce che santa Chiara ha lasciato dietro di sé e che è arrivata fino a
noi, invaghendoci e fomentando nei nostri cuori il desiderio di non lasciare
dietro a noi se non la stessa scia, non era che Cristo che viveva in lei e fra
le clarisse. La loro vita, che ha avuto il punto di partenza nella povertà, è
confluita lì: nel vivere il Corpo mistico, nel vivere la Chiesa”.
Il ricordo
della scia di luce lasciata da santa Chiara è il più bel commento all’invito a
tenere “le lampade accese”.
Perché non
rileggere, al riguardo, la bolla di canonizzazione di santa Chiara? Promulgata da
papa Alessandro IV nella cattedrale di Anagni nel 1255 tra l'agosto e
l'ottobre di quell'anno (forse proprio l’11 agosto). La bolla si intitola significativamente
Clara claris praeclara, prendendo spunto proprio dal nome della santa, e
sviluppa ampiamente il tema biblico della luce, della lampada, del candelabro:
“Chiara,
luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria e in
terra rifulge dello splendore di miracoli sublimi. (...)
La pienezza
della luce divina rende luminosa Chiara in cielo; le stupende meraviglie dei
prodigi da lei operati la fanno risplendere quaggiù al popolo cristiano. (...)
O Chiara
(...) Sei stata, invero, chiara prima della tua conversione, più chiara nel tuo
cambiamento di vita, luminosa nella tua vita claustrale, splendente infine di
luce vivissima dopo il corso della presente esistenza! (...)
Ella
veramente rifulse mentre viveva nel mondo, ma più vivida risplendette nella
vita religiosa; brillò come raggio nella sua casa paterna, ma nel chiostro
irradiò come un sole. Scintillò in vita, ma dopo morte splende radiosa; fu
chiara in terra, ma in cielo rifulge di immenso chiarore.
Quanto
vivida è la potenza di questa luce e quanto forte è il chiarore di questa fonte
luminosa! (...)
Chiara
taceva: ma la sua fama gridava. (...)
Si teneva
nascosta nella sua cella: eppure nelle città si predicava di lei.
(...) Nulla
di strano in questo: perché non poteva avvenire che una lampada tanto vivida, tanto splendente
rimasse occulta senza diffondere luce ed emanare chiaro lume nella casa del Signore”.
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