Le guglie
della montagna di Monserrat somigliano a quelle che facevamo da bambini al mare
con la sabbia bagnata. Le stesse che salgono su attorno alla chiesa della
Sagrada Familia a Barcellona.
Questa
mattina vi abbiamo celebrato la messa, con la solennità degna di un’abbazia e
con la bellezza degna dell’opera d’arte di Gaudí.
Vi
siamo rimasti l’intera mattinata, mentre ieri avevamo passato la mattinata e girarle
intorno per contemplarla da ogni lato.
Queste
parole di Gaudí sono espresse dalla sua opera, per la quale ha speso più di 50
anni, e che è ancora in costruzione. Un’opera che rimane, un inno a Dio e alla
sua creazione. “È un canto alla natura”, avrebbe detto qualcuno rapito, come
noi, da quello che il maestro stava edificando. “È piuttosto un canto alla
creazione”, gli avrebbe risposto preso. Il nome di Gesù è infatti inscritto in
ogni sua opera, anche sui palazzi civili e sulle case comuni.
Ieri
mattina abbiamo pregato a lungo sulla tomba di Gaudí, nella cripta e oggi lo
abbiamo visto ancora vivo, che continua il suo canto di loro al Signore
La
selva di alberi che animano la cattedrale, le luci, i colori, le forme: un
incanto, la foresta incantata.
La
messa internazionale di oggi, curata nei minimi particolari, con il coro, il
suono dell’organo, l’ordine, la partecipazione attiva e numerosa, continua a dare
senso dell’esistenza di questo tempio, come ai augurava Antoni Gaudí: “Si deve
mantenere sempre lo spirito del monumento, però la sua vita dipenderà dalle
generazioni che lo trasmetteranno e nelle quali vive e si incarna”.
Il "monumento",
prima ancora che dal genio di Gaudí e dalla sua santità, è nato su un carisma,
che lo ha ispirato, da Josep Manyanet i Vives, fondatore delle congregazioni
dei Figli e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia, canonizzato nel
2004.
È sempre
il dono di Dio, offerto e accolto, a generare bellezza.
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