martedì 27 agosto 2019

Gaudí, nessuna dicotomia tra sacro e profano




Il nostro itinerario barcellonese, dopo la visita alla Sagrada Familia (non mancano altre sue costruzioni di carattere sacro, come chiese, cripte, cappelle, un monastero…), non poteva disattendere le costruzioni “laiche” di Gaudí, case e ville e parchi e aziende.
Ma questa distinzione non sembra faccia il suo caso. In ogni edificio “profano” ha inscritto il sacro: la croce con i quattro bracci, il nome di Gesù Maria e Giuseppe oppure il nome di Gesù. Così nel Parco Guël e nella Casa Battlo, che sono quelle che ho visitato.


Oggi la Casa Milà o La Pedrera. Avrebbe voluto completare questo capolavoro con una statua di Maria, a cui aveva dedicato il palazzo. I moti anticlericali non consigliavano tale completamento e la casa rimase incompiuta. Non ha rinunciato comunque a scrivere, sulla facciata, all’ultimo piano, il monogramma di Maria e l’inizio dell’Ave: “Gratia plena”.
Ma non c’era nemmeno bisogno di siglare l’opera con questi sorbii e quasi impercettibili segni religiosi. L’architettura stessa è un inno alla bellezza di Dio, grazie alle originali linee mosse, alla ricreazione di un ambiente selvatico e mistico insieme.
In Gaudí, sia nella vita personale che in quella d’artista, sacro e profano non si confondono e nello stesso tempo si compenetrano e si armonizzano tra loro, quasi a dire che il bello è già testimonianza del divino.


Mi ha colpito una sua affermazione: “La povertà porta all’eleganza e alla bellezza; la ricchezza porta all’opulenza e alla complicazione, che non possono essere belle”.
È vangelo. Ricorda i gigli del campo…
Diceva che avrebbe voluto morire povero. Quando fu investito dal tram fu creduto un barbone e soccorso alla meglio. Povertà – evangelicità - e bellezza si erano sposate.
E sempre la tensione al meglio, alla perfezione: “In generale la gente, quando fa una cosa, quando questa cosa è fatta bene, rinuncia ad andare in profondità e si accontenta del risultato ottenuto. Questo è un errore: quando una cosa è sulla via della perfezione, bisogna andare fino in fondo finché non sia fatta bene del tutto…”.
Un insegnamento di cui è stato maestro e che merita il riconoscimento della sua santità.

Nessun commento:

Posta un commento