Che
grazia essere stato una settimana con loro, così da poter vivere il “Farsi
santi insieme”, adempiendo quanto mi aveva ricordato il confessore quando gli
avevo detto che mi stavo allontanando dalla santità: “Cerchi ancora la santità
da solo? Ma non dobbiamo farci santi insieme?”. Proprio così. Che illusione o
almeno che cammino arduo volersi fare santi da soli. Meglio lasciare che venga
in Santo in mezzo a noi. Lui, il Santo, è nel seno del Padre. È dunque Gesù tra
noi che ci introduce là dove lui vive, in Paradiso.
Il Papa
per questo incontro avrebbe potuto augurare ai vescovi di mostrare una Chiesa
santa. Invece li ha invitati a mostrare una Chiesa gioiosa. La gioia è la
santità che si manifesta. Vivere dunque l’amore reciproco con la misura dell’amore
di Gesù, lasciare che venga in mezzo a noi, che ci dia la sua gioia e ci introduca
nel seno del Padre. Non più, come diceva Klaus Hemmerle, con Dio, come Dio, ma
nel seno del Padre. Non più vicino a Dio, con Dio, ma in Dio: avere il proprio
io in Dio.
Come
se i problemi della Chiesa affrontati con tanta verità in questi giorni si
fossero sublimati, persi nella luce di Dio.
Li
ho sentiti fare comunione d’anima fra di loro, vescovi che si donano
reciprocamente il lavoro di Dio e la sua presenza in loro. Come l’apostolo
Paolo che nelle sue lettere, accanto alla dottrina, trasmette il vissuto, o
meglio dona una dottrina che è esperienza e vita.
Maestri
della fede che si fanno discepoli, maestri perché discepoli.
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