Da Monserrat sant’Ignazio scese a Manresa. L’ho seguito.
Manresa,
cittadina modesta, con una cattedrale bellissima (anche se non è mai stata sede
vescovile), in stile gotico-catalano. Le grandi tavole sugli alteri laterali,
miracolosamente risparmiate dalla guerra civile, raccontano storie
straordinarie di Gesù, di Maria, dei santi. Restiamo a contemplarle a lungo,
soprattutto quella della Santissima Trinità, come certamente avrà fatto sant’Ignazio
quando veniva a pregare qui. Una statua ritrai in santo proprio in rapimento.
Siamo
andati in cerca di altri luoghi che ricordano la permanenza di Ignazio in
questa cittadina, come il piccolo antico ospedale della famiglia Amigant che si
era preso cura di lui; o il convento dei Domenicani, che però non c’è più,
lasciando il posto alla piazza omonima.
Soprattutto abbiamo visitato la grotta dove soggiornò undici mesi, tra il 1522 e il 1523, «pensando alle cose di Dio», come è scritto nella sua “autobiografia”.
Qui ebbe le celebri visioni intellettuali, note come
“la grande illuminazione del Cardoner”. Scrive il Nadal: «Qui comprese il suo
fine e quello a cui doveva applicarsi e avere come scopo in ogni sua opera», scopo
che è ora quello della compagnia.
Ispira
ancora la Cova de Sant Ignasi, dove si era
ritirato per scrivere i suoi Esercizi
spirituali.
Dalla
grotta si vede, lontana, la montagna di Montserrat, che ogni giorno avrà
ricordato al santo la sua notte di veglia davanti alla Madonna alla quale s’era
tutto donato.
Per
me quella santa montagna non sarà più davanti agli occhi, ma l’immagine della Madre-Regina
rimarrà sempre…
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