Per fare un “ritiro” non occorre fare cose straordinarie. Basta fare le cose di sempre, stando tuttavia attenti, momento per momento, alla volontà di Dio, così da insaporire ogni azione con il sale dell’amore.
Il ritiro si vive dunque nel
presente, facendo quello che si fa sempre. Occorre però essere attenti, attimo
per attimo, a quanto suggerisce lo Spirito, che sempre ricorda le parole di
Gesù. È così che possiamo ritrovare la semplicità del quotidiano vivere
evangelico.
Il qui e ora sono
sacramento dell’amore di Dio che mi raggiunge e mi penetra, sono il luogo e il
tempo della mia risposta d’amore e della mia adesione a Dio. «Tu lo sai, mio
Dio – ripeteva Teresa di Gesù Bambino –, che per amarti sulla terra non ho che
l’oggi»; «che badiamo solo all’attimo che passa. Un attimo è un tesoro...».
Giovanni XXIII normava la
propria vita – e per questo fu semplice e affascinante – su un presente fatto
di gesti usuali, ma compiuti con solennità e interezza: «Io devo fare ciascuna
cosa, recitare ogni orazione, seguire quella regola, come se non ci avessi
altro da fare, come se il Signore mi avesse messo al mondo solo per fare quella
azione».
Il mangiare e il dormire, il lavoro ripetitivo e monotono, lo sport, lo studio, il tempo libero, la conversazione amichevole, la malattia... tutto può diventare materia prima con cui forgiare l’uomo nuovo a immagine del Cristo. Ad una condizione: che tutto si compia nell’amore…
La
vita è semplificata perché tutta concentrata sull’amore nell’attimo presente. E
se sbaglio, ogni giorno posso ricominciare di nuovo e ricominciare ancora:
posso sempre ricominciare.
È
con questa convinzione che oggi abbiamo iniziato la nostra settimana di
esercizi. Siamo più di 150 persone, alcune, poche, che si radunano nella chiesa
degli Oblati a Cosenza, altre via zoom. Così possiamo percorrere insieme il
nostro cammino verso la Pasqua.
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