domenica 14 marzo 2021

I nascondigli


Come talora il sole
si disvela celandosi
dietro nuvole in fuga
e finalmente oscurato il suo fulgore
l’occhio ne segue il mobile disegno
il disco opaco e gli sfuggenti raggi,
così anche tu celandoti ti sveli
nella cicala sul ramo,
nella mano del vento tra le foglie,
nella serpe, nel ragno,
nella rana che salta nello stagno.

Oh i nascondigli infiniti
fatti di nulla, tonfi, lampi, bisbigli,

In cui ti celi e ti sveli.
(…)

Così una poesia di Giovanni Cristini (1925-1995) intitolata “I nascondigli”.

È terminata la settimana di “esercizi spirituali nel quotidiano” seguita da 208 persone che si erano iscritte su invito della comunità degli Oblati di Cosenza. Sono stati giorni belli, soprattutto per i dialoghi tra i partecipanti, così sinceri e profondi.

Una tra le tante impressioni: “A conclusione della settimana che hai trascorso con noi voglio ringraziarti di cuore per quanto ci hai donato. Anche se per me gli esercizi si sono incastonati per me in una settimana molto intensa sono stati davvero dei momenti di luce, delle piccole pietre preziose - e per questo ho usato il verbo ‘incastonati' - che mi hanno aiutato tanto e su cui ritornerò attraverso i tuoi testi per arrivare “nuova” a Pasqua all’incontro col Risorto. Il percorso che ci hai fatto fare mi ha aiutato a rileggere tutto ciò che ho vissuto e che sto vivendo e a comprendere ancor meglio ciò che più vale e resta”.

Abbiamo cercato di scoprire quali sono i “luoghi” preparati da Dio per incontrarsi con noi, i “nascondigli”, come direbbe Giovanni Cristini. Nel nostro percorso non abbiano però parlato di questo “luogo” straordinario che è la natura – così bene espresso nella poesia di Cristini.

In questa imminente primavera davvero Dio si cela e si svela nel risveglio del creato. È bello vedere la città che, nonostante trascuratezza e sporcizia, sa rinnovarsi e pararsi a festa. In questi giorni, guardando i prati attorno a casa, ricordo poi le parole del libro del Siracide:
“Quanto sono belle tutte
le opere del Signore! (…)
L’occhio desidera grazie e bellezza,
ma più ancora il verde dei campi”.


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