Tre volte nel Vangelo
di Giovanni viene nominato Nicodemo e tutte e tre le volte si dice che è quello
che andò da lui di notte. Come connotato personale di riconoscimento è
abbastanza originale.
Sembra che la notte
fosse il momento più favorevole per lo studio delle Scritture e per il dialogo
sulla loro interpretazione. E quella notte ci fu proprio un dialogo tra due
rabbì. “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro…”, disse Nicodemo a
Gesù. E Gesù a Nicodemo: ”Tu sei maestro in Israele…”.
Ma in quella pagina
di Vangelo c’è certamente anche un terzo rabbì, l’evangelista stesso che, prendendo
spunto dalle parole di Gesù prosegue con una sua meditazione sull’amore di Dio…
Ai piedi della croce ha visto innalzato il Figlio dell’uomo, ha visto fin dove
è giunto l’amore di Dio per il mondo. Là sulla croce Gesù non condannato, ma ha
perdonato, ha dato la vita per noi. Giovanni può dare la sua testimonianza perché ha visto, ha capito, ha creduto.
Può esserci amore più
grande di chi dà la vita per gli amici? al punto da far diventare amici anche i nemici? Poteva Dio amarci di più, se è giunto a dare per noi il suo Figlio?
Anche noi, se
fissiamo lo sguardo sul Crocifisso, diventeremo dei rabbì come Giovanni l'evangelista, capiremo l’amore come lui l'ha capito, e
sapremo ridire a tutti che Dio è amore, perché anche noi abbiamo visto quanto ha amato e quanto ama…
Certo è che quella
notte si illuminò di una luce straordinaria e l’amore di Dio brillò come mai,
tanto che Nicodemo sarà sempre ricordato come l’uomo di quella notte e lui stesso quella notte non se la dimenticò mai più!
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