martedì 9 marzo 2021

Le parole del Crocifisso: Perdona loro / 2


Gesù sulla croce perdona e insegna a perdonare.

Cesario di Arles, in uno dei suoi Discorsi al popolo, afferma: «Uno di voi dirà: “Non posso assolutamente amare i nemici”. (…) se devono essere amati solo i buoni, che dire della condotta del nostro Dio di cui è scritto: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Poiché quale bene aveva fatto il mondo da meritare che Dio l’ami così? Cristo nostro Signore ha trovato gli uomini non solo cattivi, ma addirittura morti a causa del peccato originale; e tuttavia (… ) “Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi” (Ef 5,2). Così facendo, ha amato anche coloro che non lo amavano, come dice pure l’apostolo Paolo: “Cristo morì per gli empi” (Rom 5,6). E nella sua misericordia ineffabile ha dato questo esempio al genere umano intero, dicendo: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29)» (n. 37).

Nella preghiera rivolta al Padre Gesù ci fa ripetere ogni giorno che dobbiamo perdonare come a noi è perdonato (11, 4), ci invita ad essere «misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso», a non condannare, a perdonare per essere perdonati (6. 37). Se la misericordia nasce dalle “viscere” di Dio, quale Padre e Madre, essa ha infatti anche una dimensione fraterna, di solidarietà tra quanti sono nati dallo stesso grembo divino.

È così che il Signore risorto affida ai Dodici, come missione principale, di predicare «a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati» (24, 47). È la buona novella che egli stesso è venuto a portare e che ora affida alla Chiesa.

La testimonianza del perdono è già di per sé capace di conversione: il centurione dà gloria a Dio esclamando: «Veramente quest’uomo era giusto» e i presenti se ne tornano a casa battendosi il petto (23. 47-48).

Il primo martire, Stefano, ha subito compreso e attuato l’insegnamento del Maestro e muore con le stesse parole sulla bocca: «Signore, non imputare loro questo peccato» (7, 60). Anch’egli si rivolge al suo Signore perché sia lui a perdonare e anche il suo perdono è causa di conversione e frutta, a lungo termine, la chiamata di Saulo.

Dopo Stefano tutti i martiri muoiono con le parole del perdono sulle labbra. Fino ai nostri giorni. Maria Goretti perdona al suo assassino: «Lo voglio con me in Paradiso», ed egli si converte.

Negli “anni di piombo”, quando il professor Vittorio Bachelet venne ucciso dalle Brigate Rosse, suscitò una forte impressione nell’opinione pubblica il perdono che i figli, durante i funerali, offrirono agli assassini. Fu l’inizio di molti “pentimenti” e il fratello dell’ucciso, padre Paolo, divenne confidente di tanti carcerati.

Ricordo l’impressione che mi fecero, nel mio primo viaggio in Corsica quando era ancora un ragazzo, vedere tra i souvenir i coltelli con su scritto “Vendetta corsa”. In tante altre parti del mondo ci sono mamme che crescono i figli nell’odio verso chi ha ucciso un membro della famiglia, nella speranza che appena sarà loro possibili si facciano portatori di vendetta. Una volta ho dato un passaggio a un signore che mi ha detto che aveva rintracciato l’indirizzo di un tale che gli avrebbe fatto uno inavvertitamente uno sgarbo, e di aspettare il momento di agitazione sociale per ucciderlo.

Non occorre giungere a tanto. Quanti liti in famiglia, quanti diffidi tra vicini e colleghi che alimentano dissidi, che autorizzano a non rivolgere più la parola all’altro creando baratri, distanze incolmabili…

Tornano così le parole del Maestro: «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. (…) Amate invece i vostri nemici (…). Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. (…) perdonate e vi sarà perdonato» (6, 27-37).

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