venerdì 12 marzo 2021

Termine fisso d'etterno consiglio

 


Continuiamo a leggere la preghiera che Bernardo rivolge a Maria nel Paradiso di Dante.


Termine fisso d'etterno consiglio,

Dio ha pensato Maria da sempre e da sempre ha su di lei un disegno altissimo, legato al progetto della redenzione, di cui è in questo il punto fermo attorno al quale ruota da tutta l’eternità e per tutta l’eternità. «La giovane donna di Nazaret – quanto di più fragile si possa immaginare – è nel fluire della storia quel punto fermo a cui Dio affida dall’eternità il cambiamento del mondo, con l’ingresso del Figlio nel tempo». Anche in questo Maria non si distanzia dall’umano mondo di cui è parte. Analogo “consiglio” ha Dio per ciascuno dei suoi, come ricorda l’inno della Lettera agli Efesini: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo / per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, / predestinandoci a essere per lui figli adottivi / mediante Gesù Cristo, / secondo il disegno d’amore della sua volontà» (1, 4-5). Tutti pensati e amati dall’eternità, tutti chiamati, tutti oggetto di un disegno, di un “etterno consiglio”, tutti destinati ad una missione. Ognuno è unico, come Maria.

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Maria è stirpe del nostro popolo, è figlia nostra. A lei abbiamo dato la nostra carne, è una di noi, creatura come noi. Sta dalla nostra parte. La chiamiamo “madre”, giustamente, ma potremmo chiamarla anche “figlia”. È la più alta tra tutte le creature, ma pur sempre creatura, “umile”. Accade come quando genitori dimessi e poveri vedono un figlio diventare famoso e assurgere ad alte responsabilità. Egli giunge dove loro non potrebbero mai arrivare, e proprio per questo ne sono orgogliosi, lo sanno carne della loro carne, capace di portare in alto il loro nome altrimenti oscuro.

Maria è il fiore purissimo spuntato dal fango della nostra umanità. Quello che Dio ha fatto in lei può farlo anche in noi; l’ha fatto in lei per farlo in noi, come ha ricordato un innamorato dell’Immacolata, Giovanni Paolo II, commentando il testo dove Paolo dice che siamo scelti da Dio per essere santi e immacolati: «Esser immacolati! Ecco l’ideale cristiano. (…) Maria ci parla di una vittoria totale sul male, per cui, mettendoci al suo seguito - e perciò al seguito di Cristo -, noi possiamo sperare di esser totalmente purificati dal peccato e di diventare anche noi “santi” e “immacolati”. O Maria (...) insegnaci a credere innanzitutto nella possibilità di una piena immacolatezza (...). Insegnaci a credere fermamente in questa possibilità e a perseguirla con coraggio per tutto il corso della nostra vita, fino al compimento celeste».

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

“Ventre”. Pur nel riferimento al versetto dell’Ave, Maria – “Benedictus fructus ventris tui” – la parola conserva tutta la carnalità femminile. Maria è e rimane per sempre donna, anche nella gloria del paradiso. Proprio come donna ha la capacità di accogliere l’amore, di lasciarsi accendere dall’amore e di generare non soltanto il Cristo, ma anche la Chiesa, fino alla sua compiutezza: la rosa mistica del Paradiso. È la chiamata alla pienezza dell’amore che raggiunge ogni creatura, destinata a diventare a sua volta generatrice di fraternità, di comunità, di Chiesa, come lo è stata Maria nell’annunciazione, nella Pentecoste, nella realtà del Cielo.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Maria è paragonata a una fiaccola luminosa come il sole di mezzogiorno, è l’amore che illumina il paradiso. Per questo è fonte di speranza per l’umanità intera, per ogni uomo e ogni donna, sorgente d’acqua limpida e inesauribile. In lei ci sentiamo riscattati e rinasce la speranza. La sua bellezza, direbbe Dante, “ride” radiosa, procurando letizia (XXXI, 133-138).

Mater spei è l’invocazione che Papa Francesco ha aggiunto alle Litanie lauretane. È un titolo legato all’antifona Maris stella (riecheggia nel Paradiso, XXIII, 88-90), che immagina Maria come colei che orienta nella navigazione difficoltosa e perfino turbolenta della vita e verso il porto ultimo della gloria. Anche qui Maria si fa icona della vocazione del cristiano, chiamato a portare speranza in una società impaurita e disperata.

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