lunedì 15 marzo 2021

In te s'aduna quantunque in creatura è di bontate

 


Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

“Donna”. Mai come qui il titolo di signora conviene a Maria. Ella può ogni grazia, aveva già scritto Dante poco prima (Paradiso, XXXI, 101). È onnipotente per grazia, dispensatrice di grazie, porta del cielo, capace di colmare le distanze tra Dio e le creature. È la «viva stella / che là su vince, come qua giù vinse» (XXIII, 92-93), colei che in cielo supera in gloria ogni altro beato come in terra ha superato in virtù ogni altra creatura, divenendo la dispensatrice delle grazie, la fulgida porta del Cielo, colei che consente l’accesso alla beatitudine. Ad essa si rivolge più avanti con l’appropriato titolo di regina: «Ancor ti priego, regina, che puoi / ciò che tu vuoli» (XXXIII, 34-35).

Il celebre Memorare, attribuito a Bernardo, ricorda che Maria non lascia inascoltata nessuna preghiera a lei rivolta: «Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo soccorso, e sia stato abbandonato. Animato da tale fiducia, a te ricorro, o Madre Vergine delle vergini; a te vengo, dinanzi a te mi prostro, peccatore pentito. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma ascoltami benevola ed esaudiscimi».

«Sicuramente il Figlio esaudirà la Madre – leggiamo in un suo scritto autentico –, il Padre esaudirà il Figlio (...). Può forse il Figlio non accogliere la supplica della Madre oppure non essere esaudito dal Padre? Assolutamente no». Di cosa temere con tanta avvocata?

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Non poteva esserci sguardo più positivo sul genere umano. Maria è l’interprete autentica dell’uomo e della donna, colei che ne ha attuato in maniera piena la vocazione, il loro dover essere. Ella racchiude in sé tutto il bello e il buono dell’umanità e della creazione come uscite dalle mani di Dio. Con il suo sì ha chiuso e unto la piaga aperta da Eva (cf. Paradiso XXXII, 4-6) e ha portato a compimento il piano divino sulla creazione. Anche in questo Maria è modello, invito a cooperare nella redenzione, frutto di misericordia e di “pietate”, opera magnifica, che trasmette “bontade”.

Quella che Dante mette sulla bocca di Bernardo è il frutto di una contemplazione che sale al cielo e discende ad operare sulla terra: “sicut in coelo et in terra” – la vocazione di ogni cristiano.

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