Il 23 marzo 1997 era la Domenica delle Palme. Un incidente e p. Giovanni Santolini entrò con il Signore nella Gerusalemme celeste, cantando: “Osanna al figlio di David”.
Pochi giorni prima scrisse una lettera alla famiglia. Da allora nulla è cambiato, avrebbe potuto scriverla ieri… Ma come allora Giovanni continua a seminare speranza.
Quello che io cerco
di fare e che mi sono prefisso come compito in questo momento è di dare
speranza. Credo che sia importante per qualcuno che non ha futuro, che deve
combattere ogni giorno per arrivare a mettere qualcosa nello stomaco, che vede
i suoi figli e la sua famiglia disgregarsi e spegnersi nel vuoto..., credo
che sia importante avere una speranza che questa situazione non durerà
all’infinito. Avere la certezza che ci sarà un cielo sereno, un sorriso sincero
che può sbocciare sulle labbra di chi ami, la certezza che esiste un mondo nel
quale puoi fare dei programmi e realizzarli, puoi veder crescere quello che hai
seminato senza che sia distrutto e rubato ogni volta. Ecco quello che cerco di
fare, ecco il senso della mia presenza qui in questi momenti.
Se dovessi partire, se dovessi dare ascolto alla paura che c’è in me, sarebbe come se tirassi una tenda sulla finestrella che Dio vuole aprire e negassi il misero raggio di speranza che passa attraverso la mia piccola presenza.
Ma anche voi
siete importanti, prima di tutto per me per sostenermi, perché il fatto che ci
siete e mi volete bene, mi dà la forza di superare lo scoraggiamento e lo
slancio per andare avanti. Siete anche luce di speranza e di fiducia per il mio
popolo, perché sanno che non sono abbandonati, che dietro di me ci sono tutte
queste persone, anonime è vero, ma reali e concrete, che li amano attraverso di
me e sulle quali possono sempre contare.
Ecco la ragione del mio “grazie”:
continuate ad essere segno di speranza per la mia gente, per tutti quelli che
non hanno un domani e vedrete che questo “domani” lo costruiamo insieme. E
anche voi contate su di me, per quello che posso essere di speranza anche per
voi».
Scusate, ma sono certo che fosse il 1997. Padre Giovanni era stato con noi in seminario a Genova.
RispondiEliminaPochi giorni dopo la sua morte, mons. Tettamanzi, allora vescovo a Genova, mi chiamo per propormi la parrocchia in cui sono ancora e la morte di padre Giovanni fu un fortissimo motivo per dire sì al vescovo
E una lettera bellissima che deve dare e da speranza a tutti in tante situazioni a volte quando ci sembra di essere disperati qui non abbiamo idea di cosa sia la vera disperazione .
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