A quando risale la devozione di sant’Eugenio per Maria? La preghiera
preferita della mamma era la recita dell’ufficio della Beata Vergine. Il padre
sembra avesse una speciale devozione nei suoi confronti e non lasciò mai
passare un giorno senza invocarla ripetutamente. Avranno avuto un influsso sul
bambino? Non abbiamo nessun dato.
La prima attestazione risale agli inizi del soggiorno a Venezia (1794-1797)
quando don Bartolo Zinelli compone per lui un regolamento di vita nel quale raccomanda
di chiedere a Maria di aiutarlo in tutte le sue azioni. Gesù viene presentato
come colui che ripone tutta la sua fiducia in Maria; Eugene deve seguire questo
esempio. Vi si legge: “Questo sarà il mio esercizio mattutino. Prima di
lasciare la mia stanza, mi rivolgerò verso una chiesa e pregherò in ginocchio
Gesù che mi benedica, dicendogli: Iesu,
filii David, non dimittam te, nisi benedixeris mihi. Mi rivolgerò anche all’immagine
di Maria e le chiederò umilmente la sua benedizione materna con queste parole
di San Stanislao: Mater vera Salvatoris,
Mater advocata peccatoris, in gremio maternae tuae pietatis, claude mi.
Prenderò quindi l’acqua santa, bacerò rispettosamente il mio crocifisso al
posto delle ferite e del cuore, e la mano di mia Madre Maria”.
Questo regolamento ha segnato
la sua vita. Sul retro del primo foglio, anni più tardi, Eugenio scrisse: “Queste
regole di vita per me sono più preziose di tutto l’oro del mondo. Prego di
trattarle questo scritto con lo stesso rispetto di qualche scritto di san
Francesco di Sales”.
Kazimierz Lubowicki annota: “Non siamo a conoscenza di altri documenti
scritti sulla devozione mariana di Eugenio a Venezia. Nell’archivio generale,
tuttavia, c’è la riproduzione di un dipinto di un ragazzo inginocchiato davanti
a una statua della Vergine con Gesù in braccio. Il bambino, le mani giunte,
fissa lo sguardo della Vergine con apparente sicurezza e semplicità”.
Kazimierz, che scrive negli anni Novanta, conosce soltanto la riproduzione
del dipinto. Anche gli album nei quale raccoglie immagini e foto di sant’Eugenio,
preratati dagli archivisti negli anni 1950 e 1980, riportano una foto del
dipinto, ma non ne conoscono l’originale… Dicono soltanto che è della fine del
1920. Anche l’autore è ignoto. La sigla della firma è misteriosa: potrebbero
essere due caratteri cirillici.
Dov’è dunque finito l’originale?
Riordinando l’archivio della Postulazione,
il nuovo postulatore, p. Diego Saez Martín in questi giorni l’ha riportato alla
luce. È un bel pastello su carta, ora incorniciato e restituito all’ammirazione
di tutti.
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