Il primo incontro avvenne quando ero ancora bambino. Gli
Oblati erano stati invitati a dar vita ad una nuova parrocchia in un quartiere
operaio. P. Carlo arrivò da solo e prese alloggio presso una famiglia. In
attesa di costruire la chiesa, celebrava la messa in un garage. La presenza di
questo missionario fece subito molta impressione, in una città piccola come
Prato. Il babbo qualche volta andava alla messa in questo garage e portava anche
me. Mi è rimasto un ricordo indelebile: c’erano solo uomini e mi faceva
impressione sia come stavano attenti alle parole del missionario, sia come
erano generosi nel dare i soldi per la nuova chiesa. Questo bastava perché
anche agli occhi miei, di bambino, quell’uomo apparisse un grand’uomo! Presto
arrivarono gli altri Oblati. Avevano uno stile tutto particolare, vivevano in
mezzo alla gente e intrattenevano rapporti personali semplici, affabili. Si
muovevano in bicicletta, visitavano le fabbriche, parlavano senza retorica…
Iniziai a frequentarli, fino a quando decisi di andare da loro a Firenze per
gli studi di liceo. Da allora i Missionari Oblati di Maria Immacolata sono
diventati la mia famiglia.
Fu soltanto durante l’anno di noviziato che finalmente
scoprii che alle origini dei Missionari c’era un “fondatore”, Eugenio de
Mazenod. Conoscere la sua vita e leggere i suoi scritti fu un’autentica
rivelazione. Avvertivo una particolare consonanza, mi sentivo espresso da lui.
Trascrivevo e traducevo dal francese i passi che più mi colpivano. Quella
piccola raccolta di testi fu subito pubblicata.
Riflettere sulla mia esperienza, una vicenda abbastanza
comune, mi ha aiutato a comprendere le modalità di trasmissione del carisma.
Abitualmente si entra in contatto con un carisma attraverso la mediazione di
quanti lo vivono in quel momento, in quel luogo. Soltanto in un secondo tempo
si acquista la consapevolezza delle origini e della portata storica.
Così inizia il mio
contributo sul dossier “Carisma” di Città Nuova…
Nessun commento:
Posta un commento