“Non
c’è più sordo di chi non vuol sentire”.
Gesù
non conosceva questo proverbio, ma ne conosceva un altro simile:
“Vi
abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo
cantato un lamento e non avete pianto".
Era
un gioco che facevano i bambini sulla strada.
Gesù
le tenta tutte, con le buone e con le cattive, ma ha poco successo e si lamenta
con le città attorno al lago nelle quali più ha parlato e compiuto miracoli e
che non l’hanno ascoltato: Corazin, Bestsàida, Cafarnao.
Poi,
dalla delusione, Gesù passa ad un grido di gioia: nessuno lo capisce… no, c’è
chi lo capisce, sono i “piccoli”:
“Ti
benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste
queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì,
Padre, perché così è piaciuto a te”. I sapienti, i dottori, gli intelligenti sono
ligi alle leggi, ai cavilli e non capiscono la novità portata da Gesù che
sembra contraddire la tradizione. Lo chiamano mangione e beone, amico dei
peccatori.
Per
fortuna ci sono i piccoli, che non hanno tanti filtri e accettano con
semplicità la rivelazione di Gesù.
I
piccoli (in greco nepioi). Chi sono? Nel Vangelo il significato varia:
sono i bambini, gli ultimi della società, i semplici…
Gesù
li libera dal giogo delle leggi e delle consuetudini che schiavizzano. In mezzo
alle mille leggi ne promulga una sola, quella del perdono, della misericordia, dell’amore:
il suo giogo è leggero! “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e
oppressi, e io vi ristorerò”.
La
storia si ripete. Anche oggi papa Francesco parla con parole e con gesti di
Vangelo. Sapienti, dotti e intellettuali lo denigrano: non sta ai giochi
diplomatici, alle usanze inveterate, non rispetta i privilegi…
I
piccoli (siano chi siano) lo capiscono.
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