giovedì 2 luglio 2020

Alla pieve di Romena


 
Al Passo della Consuma lasciamo le pinete di Vallombrosa e scendiamo nel Casentino che si colora delle ginestre dal forte odore. Lontano il monastero di Camaldoli, il castello di Poppi, il monte della Penna che domina La Verna.
Lasciamo la statale per l’antica via Francigena e siamo subito alla Pieve di Romena.
Costruita nel 1100 è rinata una trentina d’anni fa quando don Luigi Verdi ha dato vita alla “Comunità di Romena”. Oggi, pur nel silenzio e nella solitudine delle montagne casentinesi, è meta di tante persone alla ricerca di spiritualità, di un senso più autentico della vita, di dialogo e di ascolto.
Ogni costruzione, ogni angolo, ogni spazio è curato con profondo gusto estetico e rispetto delle antiche architetture. È un luogo d’arte e di rigenerazione umana e spirituale.

Il primo capitello della pieve porta incisa la circostanza della sua costruzione: “tempore famis”; era un tempo di carestia e di crisi. “Come adesso”, pensò don Luigi quando vi giunse dopo inquietudini e lunga ricerca. Rimase colpito dall’armonia e dalla bellezza dell’antica pieve e “capii che il dono che potevamo fare ad ogni persona che ci veniva a trovare o che passava di qui era di poterla aiutare a trovare un minimo di armonia e di equilibrio. Oggi non abbiamo bisogno né di teorie, né di ideologie, ma di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proponiamo a Romena”.
“Il meglio – continua – non è alle nostre spalle, ma è ancora davanti a noi. Cerco di essere sensibile alle novità di ogni giorno e di ogni persona che incontro. Non si tratta di fare del bene alle persone, ma volergli bene”.

Vedo tanti volontari indaffarati a lavorare, contenti nonostante la fatica e il sole che picchia, “Ma in una parola – chiedo a Filippo, che è qui da tanto tempo – cos’è questo luogo?”. “Un manicomio!”, risponde sorridendo. Allora sono arrivato al posto giusto. E intanto su una parete leggo una grande scritta: “Non cercare di fermare il vento, gli faresti solo perdere tempo”. C’è il soffio dello Spirito.

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