L’anno
scorso eravamo a Tonadico, per ricordare i 70 anni di quella straordinaria
esperienza nota come Paradiso ’49.
Per
quella occasione scrissi un pezzo teatrale che rappresentammo nella chiesa di Transacqua.
Diedi
voce ai protagonisti di quell'estate 1949, tra i quali:
Lia: E venne in montagna
Foco. Innamorato di Santa Caterina da Siena, aveva cercato per tutta la vita
una vergine da poter seguire. Aveva invidiato la “allegra brigata”, d’uomini e
donne d’ogni condizione che aveva seguito la santa senese. Avrebbe voluto
essere nato in quel tempo ed essere uno di loro. Ormai aveva più di 50 anni.
Deputato in parlamento, scrittore, sposato e padre di quattro figli, era una
persona famosa nel mondo politico, culturale, ecclesiale. Non aveva smesso di
cercare a ora finalmente aveva trovato. Propose così a Chiara di farle voto d’obbedienza
per “legarsi stretto” a lei, come diceva Caterina, per farsi santi insieme. “Santi
in due?”, pensò Chiara. “Il mio ideale è un altro: non due uno, ma tutti uno. E
perché un voto d’obbedienza a me?”.
Ma
forse quel desiderio veniva veramente da Dio.
Chiara: Facciamo così, le propose Chiara.
Domani andremo in chiesa ed a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in
un calice vuoto, io dirò: “Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia
nel cuore di Foco. E fa in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che
tu sai”. E tu, Foco, fa altrettanto.
Foco: “ E tu Foco, fa altrettanto” Così
facemmo. Subito dopo entrai in convento per incontrare i frati. Quando uscii Chiara
era ancora lì che mi aspettava. “Vieni”, mi disse e la seguii lungo il breve
sentiero che porta al torrente Canali. Si fermò sulla panchina rossa lungo l’argine
e mi fece cenno di sederle accanto. “Sai dove siamo?”, mi chiese. Avrei potuto
risponderle che eravamo a Tonadico, sulle Dolomiti, seduti su una panchina
rossa al sole del primo mattino, ma intuii che stava per raccontarmi qualcosa di
importante. Doveva essere accaduto durante la messa alla quale poco prima
avevano partecipato nella chiesa di Sant’Antonio, lì a due passi, dopo che
avevano lasciato che Gesù Eucarestia facesse su di noi quel patto d’unità che
lei aveva suggerito.
No,
non sapevo dove eravamo. “Dove siamo, Chiara?”.
“Siamo entrati nel
Seno del Padre. Mi è apparso agli occhi dell’anima (ma è come l’avessi vista
con gli occhi fisici) come una voragine immensa, cosmica. Ed era tutto oro e fiamma
sopra, sotto…”.
Perché
mi chiedeva “Sai dove siamo?”, quando era stata lei a entrare nel seno del
Padre? Perché non mi diceva “Sai dove sono?”. Davvero ero entrato con lei?
Eravamo davvero uno come avevo sognato?
Era
il 16 luglio 1949.
Anch’io
oggi mi siederò di nuovo su quella panchina rossa lungo il torrente, e lascerò
che Chiara mi racconti di nuovo dove mi ha portato.
Grazie padre Fabio! Lo sto 'trafficando'...
RispondiEliminaGrazie padre Fabio! Sto trafficando questo tuo "pezzo teatrale"...
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