29
luglio
È innanzitutto
luce, è tutta luce. Nel chiarore del cielo, nel candore delle sue pietre.
Noto
risplende pacifica, tra strade luminose e silenziose.
Rallegrata
dalla gaiezza dei giovani che, di sito in sito, guidano il visitatore.
Nient’altro
da dire di Noto?
Nient’altro.
Noto è una città da guardare, da godere, da starci dentro, lasciandosi
abbracciare dalle sue linee curve e da quelle rettilinee, che dialogano tra
loro in concordanza sotto il sole infuocato.
Nel
pomeriggio, tra campagne squadrate da muri a secco che segnano antichi limiti, eccoci
a Rosolini, un paese agricolo che mi pare del tutto insignificante.
Ci
conduce ha trascinati lì Lucia, appassionata di questo luogo inespressivo, per
mostrarci il Santuario del Sacro Cuore di Gesù. Si chiama “santuario”, ma è una
stanzetta chiusa da una cancellata che ci viene aperta per benigna concessione.
La sua
storia è legata a Carmela Aprile, analfabeta, nata a Rosolini nel 1878. Aveva
da poco perso il marito emigrato ad Alessandria d’Egitto quando un signore del
paese le dona una povera casa. Venticinquenne, acquista da un venditore
ambulante un quadro del Sacro Cuore di Gesù davanti al quale prega con le
vicine. Presto la sua casa diventa un piccolo santuario. Il parroco inizia a celebrarvi
la Messa. Alcune compagne si uniscono a Carmela. La gente le chiama “apostole
del Sacro Cuore”.
Il
30 giugno 1959 il Vescovo di Noto affida il Santuario alle Monache della
Visitazione. Carmela continua a vestire il suo abito religioso di color rosso
in onore al Sacro Cuore di Gesù.
Una sua
nipote, monaca della Visitazione, ci racconta le antiche storie…
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