Ogni
partenza è promessa di un nuovo inizio.
Domanda
di lasciare qualcosa, forse, o soprattutto, anche il passato, con la sua
zavorra, per protendersi verso una meta, annuncio di quella definitiva.
È
sempre così quando intraprendo un viaggio, un appello a ricominciare, una
ritrovata leggerezza, speranza di risurrezione.
Questa
volta Messina. Vi torno dopo sette anni.
I
viaggi al Sud sono ancora penalizzati e dividono l’Italia in due: da Roma il
treno deve fare 14 fermate per arrivare a destinazione, ma la meta è una
calamita e non si cura di ciò che la distanzia: mi aspettano amici e amiche di
lunga data e sarà una gioia incontrarli di nuovo.
Sarà
una “visita pastorale” alle Comi anziane, che ormai non si possono più muovere
da casa e che quindi non posso mai vedere ai nostri incontri. Il viaggio era
programmato durante il ponte del primo maggio, poi è successo quello che è
successo…
Intanto
ad aspettarmi al porto di Messina ci sono le più “giovani”, che mi
accompagneranno in questi giorni.
Ma
prima il momento culminante del viaggio, lo stretto di Messina!
Ogni
volta un’emozione diversa, anche se l’aliscafo non consente le visioni panoramiche
del traghetto, che mi riservo per il ritorno. La Madonna della lettera mi
attente comunque, fedele come sempre, all’imbocco del porto.
26
luglio
Mi
aggiro solitario per le vie del centro. Dalla piazza deserta mi contemplo il
campanile del duomo e il portale maestoso. Entro e nella penombra silenziosa
inizio la preghiera domenicale.
Per la
messa sono in periferia, alle Case Gescal, nella parrocchia di Maria Regina
degli Apostoli tenuta dagli Oblati. Che grande cambiamento: dalla centralissima
chiesa di Santa Caterina, frequentata dagli universitari e punto d’irradiazione
per tutta la città, alla periferica chiesa delle Case Gescal… ma è questa la
parabola degli Oblati.
Trovo gente
semplice, distanziata, con le mascherine, tutto come da rito. Una situazione di
per sé scoraggiante, ma faccio di tutto perché sia festa.
Prendendo
spunto dal tesoro e dalla perla, racconto di quando un 25 anni, su un’altra
isola, l’Elba, salii alla Madonna del Monte. Una lapide murata sulla casetta
che affianca il santuario attirò la mia attenzione. Diceva che Napoleone era stato
lì dal 23 agosto ai primi di settembre 1814 e che “in questo ermo per lui
trasformato in reggia abitava...”.
Era bastata
la presenza dell’imperatore per conferire un significato nuovo a quella
casetta. Dove mette piede il re, lì è una reggia!
Il
giorno seguente, domenica, raccontai della targa napoleonica e mi benne spontaneo
ricordare che quella mattina, proprio lì, in quella chiesa, sarebbe qualcuno
che era ben più di Napoleone, Dio stesso e che avrebbe preso dimora dentro di
noi! E se viene lui – concludevo –, la nostra povera dimora sarò tramutata in
reggia.
Alla
fine della messa, salutando, aggiunsi che ognuno avrebbe potuto portarsi dietro
una targa con su scritto press’a poco così: “Oggi il Re dei re e il Signore dei
signori è venuto ad abitare in questa umile dimora per lui trasformata in
reggia...”.
Più
tardi al mare, mentre nuotavo, divi una bambina di 11-12 anni nuotare veloce
verso di me. Mi aveva riconosciuto. Felice mi gridò: “Sono una reggia!”.
Questa
mattina, al termine della messa, una bambina (l’avevo notata durante l’omelia,
ma mi sembrava fosse con la testa altrove) mi si è avvicinata e mi ha detto: “Mi
chiamo Maria Regina”.
Pomeriggio
a Dinnammare, a oltre 1100 metri sui monti Peloritani, in mezzo a boschi di
querce, lecci, pini, faggi, abeti. Qua e là gruppi di messinesi (ossia filippini, srilankesi…), a famiglie
intere, per il picnic, che danno un clima di festa alla montagna.
Da lassù
un panorama mozzafiato: da un lato Messina, la Calabria, il Mario Jonio; dall’altra
il Mediterranei con Milazzo e le isole Eolie e lontano l’Etna e il Tindari.
Nel
santuario si canta e si prega. Guida un gruppo di ragazze che inframmezzano
antichi racconti in rima di pagani, saraceni, terremoto di Messina, con strofe di
un canto alla Madonna, con preghiere. Una litania infinita di una devozione
antica che conserva intanto il suo fascino.
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