Dal 1996 ho la grazia e la gioia di far parte della
Scuola Abbà. Ormai sono il membro più vecchio. Forse per questo Città Nuova mi
ha chiesto di preparare un breve articolo che ne ricorda le origini e la storia,
ora pubblicato sul numero di luglio della rivista.
Il 1949 è l’anno in cui inizia un periodo di grazie particolari,
che a Chiara Lubich ricordano quelle ricevute da grandi fondatori come Benedetto,
Ignazio di Loyola e altre persone scelte da Dio per svolgere una missione
particolare nella Chiesa e nel mondo.
A mano a mano che procede in quell'esperienza di luce, lei
annota quanto comprende e vive. Poi, però, le sembra che le carte con quegli
appunti possano diventare un ostacolo al cammino di quanti la seguono: ci si può
“attaccare” alla bellezza dei testi piuttosto che viverne il contenuto, o
possono essere fraintesi, perché molto arditi. Di fatto decide di metterli da
parte. Qualcuno racconta che Chiara chiede a chi le sta intorno di bruciarli… e
in effetti lei li ritiene spariti per sempre.
Al di là delle carte, quell’esperienza di luce rimane però come
un tesoro di famiglia, una fonte di ispirazione per l’azione, il pensiero, l’insegnamento
di Chiara lungo tutta la sua vita. Da quanto ha “visto” e sperimentato nello
splendore della luce di Dio, attinge le linee guida e l’orientamento dell’Opera
che va costruendo, diffondendo, consolidando negli anni. L’esperienza del ’49
ispira le più varie espressioni concrete del Movimento dei Focolari nate negli
anni successivi, come le case editrici, le “cittadelle di testimonianza”,
l’Economia di comunione, il Movimento politico per l’unita. Chiara e cosciente che
da quell’esperienza potrebbe nascere anche una dottrina.
Non a caso le vengono conferiti numerosi dottorati honoris causa: Scienze sociali a Lublino, Scienze delle
comunicazioni sociali a Bangkok, Teologia a Manila e a Taipei, Scienze
umanistiche in Usa, Filosofia in Messico, e poi altre discipline a Buenos
Aires, San Paolo e Recife in Brasile.
Quando, verso la fine degli anni ’80, il teologo e vescovo mons.
Klaus Hemmerle chiede di poter accedere all’esperienza del ’49 come a luogo
fontale del carisma dell’unita e della nascita dell’Opera di Maria, Chiara avverte
che e arrivata l’ora che quel patrimonio di sapienza, già parzialmente fissato
in appunti degli anni 1949-1950 (nel frattempo ritrovati e riapparsi alla
luce), sia esaminato, ordinato, e studiato in profondità. Tra la fine del 1990
e l’inizio del 1991, riunisce attorno a sé i primi studiosi: don Pasquale
Foresi, Giuseppe Zanghi, Marisa Cerini, il francescano Andrea Balbo, Piero Coda.
Presto si aggiunge lo stesso mons. Hemmerle. Nasce quella che Chiara chiama la
“Scuola Abba”. Abbà, Padre, e la prima parola che ella
pronuncia all’inizio della sua esperienza mistica; una parola con la quale
entra nel seno del Padre, nel Paradiso.
Dopo un periodo di sospensione, iniziato nel 1992 per problemi di
salute, i lavori riprendono nel febbraio 1995 con l’arrivo di nuovi membri,
fino a raggiungere il numero di 30, scelti a rappresentare le diverse discipline.
Tra loro anche un sacerdote anglicano e un teologo riformato.
Il primo compito della Scuola Abba e offrire a Chiara una “cassa
di risonanza”, un ambito nel quale ella possa rileggere i suoi scritti, venire
interpellata e stimolata a ricordare, chiarificare e comprendere pienamente le intuizioni
del passato alla luce degli anni successivi. Attraverso l’interazione con tutti
i membri del gruppo, ella annota le sue antiche carte, arricchendole con commenti,
sviluppi, precisazioni. Caso raro, e forse unico, in cui la scrittura di
un’esperienza mistica viene letta, riletta e commentata a distanza di tempo
dalla persona che l’ha vissuta e scritta.
Da parte loro i componenti della Scuola Abba pubblicano negli
anni numerosi contributi sulla dottrina che emerge da quell’esperienza, soprattutto
sulla rivista Nuova Umanità e nella collana Studi della Scuola Abbà.
Il gruppo, oltre ad approfondire i testi di Chiara e farne
emergere la dottrina, compie anche un percorso di vita per essere “Cenacolo di santità”,
come Chiara auspica proponendo un programma alto ed esigente. Quando il 29
novembre 2003 ella inizia di nuovo, con la Scuola Abba, la lettura del suo
libro intitolato Paradiso ’49, scrive sulla prima pagina: «Questa volta
lo leggiamo allo scopo di convertirci, traducendolo in vita. Dobbiamo far in
modo che la Scuola Abba diventi Paradiso. Fra il resto, solo così si capiscono
i contenuti di questi volumi». Il Paradiso ’49, per
essere compreso, ha bisogno dello stesso “spazio” e ambiente che lo ha
originato: l’unita tra quanti sono disposti a vivere, nella grazia di Gesù
Eucaristia, l’amore reciproco sul nulla di sé, pronti a posporre il loro stesso
sapere perché emerga un nuovo pensiero. L’ultimo incontro di Chiara con il
gruppo si tiene il 18 settembre 2004. Dopo la sua morte, la Scuola Abba
continua il lavoro sotto la direzione della presidente dell’Opera di Maria.
Sono 24 i membri attuali, rappresentanti di 22 discipline. Essi sono
affiancati, già da molti anni, da una schiera di professori e professionisti, circa
200 cosiddetti “esterni”, che collaborano nella ricerca e nello studio.
Nonostante le numerose pubblicazioni
che continuano ad apparire, il lavoro della Scuola Abba rimane piuttosto
nascosto, al servizio dell’analisi e della comprensione degli scritti lasciati da
Chiara, e della divulgazione, ormai in tutti i continenti, del suo messaggio di
luce e di vita.
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