domenica 15 marzo 2020

Via Crucis al tempo del Corona virus - 3, 4


 Terza stazione: Gesù cade la prima volta

La terra è humus. Per umiliare qualcuno lo si fa strisciare per terra, gli si fa mangiare la polvere della terra… Eccolo Gesù a terra, umiliato.
L’hanno umiliato con la flagellazione, la coronazione di spine, l’hanno sfinito, spossato.
Ma è lui che l’ha scelto, per amore di noi: “Pur essendo di natura divina… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 6-8).

La foto dell’infermiera che crolla dopo una nottata di assistenza ai contagiati e s’addormenta pesantemente sul tavolo è l’icona della caduta di Gesù mentre sale al Calvario.

Quanto orgoglio, quanta superbia nel crederci superiori agli altri, sicuri di noi, addirittura emancipati da Dio, di cui facciamo tranquillamente a meno anche quando crediamo in lui. Sappiamo che c’è, ma la nostra vita non ne ha bisogno, siamo autosufficienti.
La caduta di Gesù è un invito ad abbassarci, a metterci accanto alle persone calpestate, ignorate, umiliate, come lui ha fatto con noi.

Quarta stazione: Gesù incontra sua madre

Cosa avrà pensato Maria quando si vide davanti il figlio flagellato e sanguinante, con la croce sulle spalle? Alla profezia del vecchio Simeone “Una spada ti trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35)?
Quando lo presentò al Signore nel tempio lo riscattò immediatamente e lo riportò a casa. A dodici anni, quando si era allontanato da solo, lo rimproverò e tornarono a casa insieme.
Ora è pronta a perderlo, lo dona interamente al Padre, a tutti noi diventati suoi figli.

Quante madri preoccupati per la salute dei figli, impotenti davanti al contagio. Quante sgomente davanti alla loro morte lenta, senza neppure poterli assistere, se non da lontano, come lontano se ne dovette stare Maria.

“Beata tu che hai creduto” (Lc 1, 45) proclamò Elisabetta. Aiuta anche noi a credere, Maria, anche quando sembra che Dio ci abbandoni nelle mani del male, anche quando non capiamo perché le persone che amiamo debbano soffrire, morire.
Stai accanto a noi, tu che ci sei madre, e ripetici quello che ti disse l’angelo: “Non temere… nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 30.37).
Insegnaci a metterci a servizio del suo disegno d’amore, anche quando non ci sembra tale, e a dire dal profondo del cuore: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai pensato” (Lc 1, 38).

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