Terza stazione: Gesù cade la prima volta
La terra è humus.
Per umiliare qualcuno lo si fa strisciare per terra, gli si fa mangiare la
polvere della terra… Eccolo Gesù a terra, umiliato.
L’hanno umiliato con la flagellazione, la coronazione di
spine, l’hanno sfinito, spossato.
Ma è lui che l’ha scelto, per amore di noi: “Pur essendo di
natura divina… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla
morte di croce” (Fil 2, 6-8).
La foto
dell’infermiera che crolla dopo una nottata di assistenza ai contagiati e
s’addormenta pesantemente sul tavolo è l’icona della caduta di Gesù mentre sale
al Calvario.
Quanto orgoglio, quanta superbia nel crederci superiori agli
altri, sicuri di noi, addirittura emancipati da Dio, di cui facciamo
tranquillamente a meno anche quando crediamo in lui. Sappiamo che c’è, ma la
nostra vita non ne ha bisogno, siamo autosufficienti.
La caduta di Gesù è un invito ad abbassarci, a metterci accanto
alle persone calpestate, ignorate, umiliate, come lui ha fatto con noi.
Cosa avrà pensato Maria quando si vide davanti il figlio
flagellato e sanguinante, con la croce sulle spalle? Alla profezia del vecchio Simeone
“Una spada ti trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35)?
Quando lo presentò al Signore nel tempio lo riscattò
immediatamente e lo riportò a casa. A dodici anni, quando si era allontanato da
solo, lo rimproverò e tornarono a casa insieme.
Ora è pronta a perderlo, lo dona interamente al Padre, a tutti
noi diventati suoi figli.
Quante madri preoccupati
per la salute dei figli, impotenti davanti al contagio. Quante sgomente davanti
alla loro morte lenta, senza neppure poterli assistere, se non da lontano, come
lontano se ne dovette stare Maria.
“Beata tu che hai creduto” (Lc 1, 45) proclamò Elisabetta. Aiuta anche noi a credere,
Maria, anche quando sembra che Dio ci abbandoni nelle mani del male, anche quando
non capiamo perché le persone che amiamo debbano soffrire, morire.
Stai accanto a noi, tu che ci sei madre, e ripetici quello
che ti disse l’angelo: “Non temere… nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 30.37).
Insegnaci a metterci a servizio del suo disegno d’amore,
anche quando non ci sembra tale, e a dire dal profondo del cuore: “Eccomi, sono
la serva del Signore, avvenga di me quello che hai pensato” (Lc 1, 38).
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