Devo confessare che non ho mai letto L’amore
ai tempi del colera, di Gabriel García Márquez, e non so se mai avrò occasione di leggerlo…
Ma in questi tempi di virus devastante mi viene in mente “l’amore di p. Joseph Théodore Martial Capmas al tempo del colera” a Marsiglia, morto di contagio il 10 gennaio 1831. Padre
Guibert (il futuro cardinale di Parigi) lo definì subito “un vero martire della
carità”.
Sacerdote della diocesi
di Montpellier, era entrato tra i Missionari Oblati nel 1828. Grande
predicatore delle missioni al popolo, quando a Marsiglia scoppiò il colera si
pose interamente al servizio dei “Lazzaretto” della città, entrando in
quarantena con i contagiati, consapevole del rischio che correva e rimanendo
vittima dell’epidemia. Il 17 gennaio, scrivendo
a padre Tempier, Alla notizia della morte comunicatagli da padre Tempier, sant’Eugenio
rispose il 14 gennaio 1831:
Mio caro Tempier, mi
aspettavo fin troppo la triste notizia che mi comunicate con la lettera dell’11.
Mi ci preparavo meglio che potevo, fin dal giorno in cui mi avevate fatto
conoscere il pericolo del quale previdi l’esito, senza lasciarmi la
consolazione della più tenue speranza.
Eccoci dunque privati di
uno dei migliori membri, adatto a ogni genere di ministero e insieme semplice e
obbediente, sempre pronto a fare il suo dovere, compiendolo bene e non avendo
maggiori pretese di quelle di un bambino. Dio sia benedetto! Lo ripetiamo nelle
avversità e nelle disgrazie più grandi, come nella prosperità e nei giorni di
grazia.
Aumenta il mio dolore il
fatto che il nostro caro defunto non abbia potuto ricevere il santo viatico.
Chiedo a Dio giornalmente, alla santa Messa, di non essere privato di questa
gioia al momento della morte. I medici avrebbero dovuto prevenirvi più in tempo
del pericolo; l’allarme non si dà quando un uomo delira; è una lezione perché
un’altra volta si stia più attenti. Tuttavia la comunione che gli fu
amministrata nella notte di capodanno avrà supplito alla mancanza del santo
viatico e il nostro povero infermo avrà ricevuto dalla bontà di Dio, voglio
sperarlo, tutti gli aiuti soprannaturali e straordinari di cui aveva bisogno
nel momento estremo.
Il Signore avrà preso in
considerazione la carità per cui si industriò di ottenere il privilegio di
rinchiudersi nel lazzaretto prodigando gli aiuti del suo ministero a tanti
soldati colpiti dall’epidemia presa in terra d’Africa; e poi, è morto in seno
alla Società, e questo è un segno di predestinazione. Non ci rimane che
applicargli i suffragi cui ha diritto e per mezzo dei quali la sua anima
entrerà più presto nel pieno possesso di un Dio così buono, così fedele alle
sue promesse, che è stata la sua eredità e che deve essere la sua ricompensa.
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