lunedì 16 marzo 2020

L'amore al tempo del colera


Devo confessare che non ho mai letto L’amore ai tempi del colera, di Gabriel García Márquez, e non so se mai avrò occasione di leggerlo…
Ma in questi tempi di virus devastante mi viene in mente “l’amore di p. Joseph Théodore Martial Capmas al tempo del colera” a Marsiglia, morto di contagio il 10 gennaio 1831. Padre Guibert (il futuro cardinale di Parigi) lo definì subito “un vero martire della carità”. 

Sacerdote della diocesi di Montpellier, era entrato tra i Missionari Oblati nel 1828. Grande predicatore delle missioni al popolo, quando a Marsiglia scoppiò il colera si pose interamente al servizio dei “Lazzaretto” della città, entrando in quarantena con i contagiati, consapevole del rischio che correva e rimanendo vittima dell’epidemia. Il 17 gennaio, scrivendo a padre Tempier, Alla notizia della morte comunicatagli da padre Tempier, sant’Eugenio rispose il 14 gennaio 1831:

Mio caro Tempier, mi aspettavo fin troppo la triste notizia che mi comunicate con la lettera dell’11. Mi ci preparavo meglio che potevo, fin dal giorno in cui mi avevate fatto conoscere il pericolo del quale previdi l’esito, senza lasciarmi la consolazione della più tenue speranza.
Eccoci dunque privati di uno dei migliori membri, adatto a ogni genere di ministero e insieme semplice e obbediente, sempre pronto a fare il suo dovere, compiendolo bene e non avendo maggiori pretese di quelle di un bambino. Dio sia benedetto! Lo ripetiamo nelle avversità e nelle disgrazie più grandi, come nella prosperità e nei giorni di grazia.
Aumenta il mio dolore il fatto che il nostro caro defunto non abbia potuto ricevere il santo viatico. Chiedo a Dio giornalmente, alla santa Messa, di non essere privato di questa gioia al momento della morte. I medici avrebbero dovuto prevenirvi più in tempo del pericolo; l’allarme non si dà quando un uomo delira; è una lezione perché un’altra volta si stia più attenti. Tuttavia la comunione che gli fu amministrata nella notte di capodanno avrà supplito alla mancanza del santo viatico e il nostro povero infermo avrà ricevuto dalla bontà di Dio, voglio sperarlo, tutti gli aiuti soprannaturali e straordinari di cui aveva bisogno nel momento estremo.
Il Signore avrà preso in considerazione la carità per cui si industriò di ottenere il privilegio di rinchiudersi nel lazzaretto prodigando gli aiuti del suo ministero a tanti soldati colpiti dall’epidemia presa in terra d’Africa; e poi, è morto in seno alla Società, e questo è un segno di predestinazione. Non ci rimane che applicargli i suffragi cui ha diritto e per mezzo dei quali la sua anima entrerà più presto nel pieno possesso di un Dio così buono, così fedele alle sue promesse, che è stata la sua eredità e che deve essere la sua ricompensa.


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