sabato 7 marzo 2020

Alzatevi e non temete



La Trasfigurazione di Raffaello
La Trasfigurazione di Aix
«Alzatevi e non temete» (Mt 17, 1-9)

Quella di Raffaello nella pinacoteca dei Musei Vaticani è forse la più bella, o almeno la più nota rappresentazione della Trasfigurazione. Nel 2012 passai un pomeriggio a contemplarla, con calma, in occasione della presentazione di un libro proprio in quella sala. Dà un senso di pace e invita alla contemplazione.
Eppure la pittura di questo soggetto che più mi piace è quella nella cattedrale di Aix. Non so se è la più bella, ma mi ispira. Quando vado nella città della Provenza, se posso nel pomeriggio passo a guardarla. Conosco l’ora nella quale il sole, entrando dal fondo della chiesa, la illumina con un fascio di luce e ne esalta i colori forti.
Talvolta, guardando queste raffigurazioni, mi pare di non trovare differenza con quelle della risurrezione.
In effetti la trasfigurazione del Signore è l’anticipo della sua risurrezione.

Dopo i primi passi della Quaresima la liturgia ci propone il Vangelo della trasfigurazione per ricordarci la meta del cammino che stiamo compiendo. La Quaresima è una strada spalancata verso la risurrezione.
Na è un cammino faticoso.
Matteo e Marco ci dicono che Gesù conversava con Mosè ed Elia, senza dirci di cosa parlassero. Ce lo rivela Luca: «parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme» (9, 31). Mosè ed Elia sono il compendio delle Scritture che annunciano il destino di sofferenza del Messia. Gesù stesso, più tardi, «cominciando da Mosè ed da tutti i profeti, spiegò loro ciò che lo riguardava in tutte le Scritture» (24, 27).
Ritroviamo i tre discepoli testimoni della trasfigurazione – Pietro, Giacomo e Giovanni – nell’orto degli ulivi, testimoni questa volta dell’agonia di Gesù che trasuda sangue.

Questa mattina al giornale radio l’unica notizia che ha coperto l’intera emissione riguardava il coronavirus: un’autentica tragedia.
Quante altre tragedie, a cui non abbiamo più il tempo di guardare: i profughi siriani ammassati alle frontiere dell’Europa, le uccisioni costanti del narcotraffico in Sud America, gli eccidi in Africa delle bande armate…
Quante tragedie immani.
Gesù nell’orto degli ulivi le ha viste, tutte, ha provato il dolore di tutti, ha accettato di prendere le tragedie umane su di sé, le ha portate fino sulla croce.
Ha condiviso il dramma quotidiano della nostra umanità.
E gli ha dato un senso: oggi, con la Trasfigurazione, ci dice qual è la nostra meta ultima.
Luca lo chiama “esodo”: è il cammino quaresimale, dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della Terra promessa, dalla morte alla vita.
Non a caso Matteo termina il racconto con: «Alzatevi e non temete».

Nessun commento:

Posta un commento