La Trasfigurazione di Raffaello |
La Trasfigurazione di Aix |
«Alzatevi
e non temete» (Mt 17, 1-9)
Quella di
Raffaello nella pinacoteca dei Musei Vaticani è forse la più bella, o almeno la
più nota rappresentazione della Trasfigurazione. Nel 2012 passai un pomeriggio
a contemplarla, con calma, in occasione della presentazione di un libro proprio
in quella sala. Dà un senso di pace e invita alla contemplazione.
Eppure
la pittura di questo soggetto che più mi piace è quella nella cattedrale di
Aix. Non so se è la più bella, ma mi ispira. Quando vado nella città della
Provenza, se posso nel pomeriggio passo a guardarla. Conosco l’ora nella quale
il sole, entrando dal fondo della chiesa, la illumina con un fascio di luce e
ne esalta i colori forti.
Talvolta,
guardando queste raffigurazioni, mi pare di non trovare differenza con quelle della
risurrezione.
In
effetti la trasfigurazione del Signore è l’anticipo della sua risurrezione.
Dopo i
primi passi della Quaresima la liturgia ci propone il Vangelo della trasfigurazione
per ricordarci la meta del cammino che stiamo compiendo. La Quaresima è una
strada spalancata verso la risurrezione.
Na è un
cammino faticoso.
Matteo
e Marco ci dicono che Gesù conversava con Mosè ed Elia, senza dirci di cosa
parlassero. Ce lo rivela Luca: «parlavano del suo esodo, che stava per compiersi
a Gerusalemme» (9, 31). Mosè ed Elia sono il compendio delle Scritture che
annunciano il destino di sofferenza del Messia. Gesù stesso, più tardi,
«cominciando da Mosè ed da tutti i profeti, spiegò loro ciò che lo riguardava
in tutte le Scritture» (24, 27).
Ritroviamo
i tre discepoli testimoni della trasfigurazione – Pietro, Giacomo e Giovanni –
nell’orto degli ulivi, testimoni questa volta dell’agonia di Gesù che trasuda
sangue.
Questa
mattina al giornale radio l’unica notizia che ha coperto l’intera emissione riguardava
il coronavirus: un’autentica tragedia.
Quante
altre tragedie, a cui non abbiamo più il tempo di guardare: i profughi siriani
ammassati alle frontiere dell’Europa, le uccisioni costanti del narcotraffico
in Sud America, gli eccidi in Africa delle bande armate…
Quante
tragedie immani.
Gesù
nell’orto degli ulivi le ha viste, tutte, ha provato il dolore di tutti, ha
accettato di prendere le tragedie umane su di sé, le ha portate fino sulla
croce.
Ha
condiviso il dramma quotidiano della nostra umanità.
E gli
ha dato un senso: oggi, con la Trasfigurazione, ci dice qual è la nostra meta
ultima.
Luca lo
chiama “esodo”: è il cammino quaresimale, dalla schiavitù dell’Egitto alla
libertà della Terra promessa, dalla morte alla vita.
Non a
caso Matteo termina il racconto con: «Alzatevi e non temete».
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