“Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire
da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo
di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle
sue piazze” (Evangelii gaudium,
71).
In risposta a questa
richiesta di papa Francesco, quest’anno la diocesi di Roma su è proposta, come
programma pastorale, di “organizzare una mappatura del proprio territorio:
caratteristiche del quartiere alla luce della sua storia, stile di vita degli
abitanti, presenza di scuole, posti di lavoro, luoghi di aggregazione, sacche
di maggiore povertà e degrado, luoghi di violenza sociale, di presenza invasiva
della criminalità organizzata, ecc. Lo scopo è esercitarsi in uno sguardo contemplativo sulla città e la
cultura che in essa si produce”. Per poi domandarsi: “che cosa ci si
aspetta dai cristiani in questi ambiti?”.
L’ho trovato nelle foto di
Gabriele Basilico che dal 1970 al 2000 ha ritratto molte città del mondo.
Ho visitato la sua mostra
fotografica “Metropoli”, allestita nel Palazzo delle Esposizioni. 250 opere
allineate nelle ampie sale luminosissime. Sviluppo e stratificazioni storiche
delle città, dei margini e delle periferie in continua trasformazione. C’è
anche il territorio tra Firenze e la mia Prato. Assonanze e dissonanze.
Per ritrarre le città con
tanta arte e bellezza occorrono: tanto tempo, strumenti tecnici d’eccezione, ma
soprattutto cuore e un occhio contemplativo.
Non tutti abbiamo forse il
tempo, tanti meno strumenti sofisticati. Ma tutti potremmo e dovremmo formarci
uno sguardo contemplativo, premessa per ogni azione.
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