mercoledì 30 settembre 2020

Tenerezza

«Tenerezza è una parola che oggi rischia di cadere dal dizionario! Dobbiamo riprenderla e attuarla nuovamente! Il cristianesimo senza tenerezza non va» (18 marzo 2019).

Non è scontato che un papa attinga al registro dei sentimenti, ma papa Francesco è attento non soltanto alle domande ultime e alle esigenze sociali delle persone a cui è vicino, ma anche al loro mondo emotivo. Pensando all’opera silenziosa delle Suore di Madre Teresa, l’anno scorso esclamò: «Sono rimasto colpito dalla tenerezza evangelica di queste donne… Loro accolgono tutti, ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi cristiani perdiamo la dimensione di questa tenerezza e, quando non c’è tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi… senza tenerezza, senza amore, è come… buttassimo un bicchiere di aceto» (8 maggio 2019).

In una società violenta, arrabbiata, che riversa sui social, come “bicchieri di aceto”, frustrazioni e paure, ecco la presenza serena di papa Francesco a ricordarci che la tenerezza svela il volto materno di Dio, «di Dio innamorato dell’uomo, che ci ama di un amore infinitamente più grande di quello che ha una madre per il proprio figlio». Così, «quando l’uomo si sente veramente amato, si sente portato anche ad amare» (13 settembre 2018).

Creata a immagine di un Dio che è amore, ogni persona è capace di tenerezza. Chissà perché abbiamo paura di farla emergere, di esprimerla, quasi fosse una debolezza. È invece la più semplice e profonda espressione dell’amore, mai possessivo, mai ripiegato su sé stesso, sempre attento all’altro e in donazione costante e concreta.

“Tenerezza” è la prima parola che ho scelto per la nuova rubrica - “In poche parole. Una parola del papa” - che “Città Nuova” mi ha affidato a cominciare dal mese di ottobre.

Nessun commento:

Posta un commento