«Tenerezza è una parola che oggi rischia di
cadere dal dizionario! Dobbiamo riprenderla e attuarla nuovamente! Il
cristianesimo senza tenerezza non va» (18 marzo 2019).
Non è scontato che un papa attinga al
registro dei sentimenti, ma papa Francesco è attento non soltanto alle domande
ultime e alle esigenze sociali delle persone a cui è vicino, ma anche al loro
mondo emotivo. Pensando all’opera silenziosa delle Suore di Madre Teresa, l’anno
scorso esclamò: «Sono rimasto colpito dalla tenerezza evangelica di queste
donne… Loro accolgono tutti, ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi
cristiani perdiamo la dimensione di questa tenerezza e, quando non c’è
tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi… senza tenerezza, senza amore, è come…
buttassimo un bicchiere di aceto» (8 maggio 2019).
In una società violenta, arrabbiata, che
riversa sui social, come “bicchieri di aceto”, frustrazioni e paure,
ecco la presenza serena di papa Francesco a ricordarci che la tenerezza svela
il volto materno di Dio, «di Dio innamorato dell’uomo, che ci ama di un amore
infinitamente più grande di quello che ha una madre per il proprio figlio».
Così, «quando l’uomo si sente veramente amato, si sente portato anche ad amare»
(13 settembre 2018).
Creata a immagine di un Dio che è amore, ogni persona è capace di tenerezza. Chissà perché abbiamo paura di farla emergere, di esprimerla, quasi fosse una debolezza. È invece la più semplice e profonda espressione dell’amore, mai possessivo, mai ripiegato su sé stesso, sempre attento all’altro e in donazione costante e concreta.
“Tenerezza” è la prima parola che ho scelto
per la nuova rubrica - “In poche parole. Una parola del papa” - che “Città
Nuova” mi ha affidato a cominciare dal mese di ottobre.
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