Il convegno sulla
mistica di Chiara ha raggiunto, nella mattinata, un momento molto alto. L’analisi
della “Favola fiorita” (Adonella, da attrice consumata, ne ha fatta una lettura
eccellente), la storia della scrittura del testo del Paradiso e dei diversi
generi letterari, e soprattutto lo studio sull’originalità del linguaggio mistico
in esso impiegato, l’uso dell’ossimoro, la metafora della luce, il confronto
con altre mistiche, sono stati trattati in maniera magistrale.
Il pomeriggio i
contributi si sono spostati sulla mediazione linguistica e le traduzioni degli
scritti di Chiara.
Leggo e studio il
libro Paradiso ’49 dal 1996, eppure oggi mi si sono dischiusi nuovi aspetti, e
mi hanno sorpreso nuove comprensioni…
Gli atti del convegno
daranno ragione della sua ricchezza.
C’è un altro aspetto
di questo convegno che mi dà una gioia supplementare. In sala, tra la trentina
dei partecipanti, sono l’unico sacerdote. Anche tra le quasi cento altre
persone che partecipano e intervengono via web c’è un solo religioso.
Naturalmente sarei contento se fosse presente un numero maggiore di sacerdoti e
religiosi. La mia piacevole sorpresa è costatare che nel convegno l’analisi e
lo studio su testi mistici sia portata avanti soltanto da laici e per la
maggior parte da donne.
Un’altra sorpresa è che soltanto io sono sorpreso da questo
fatto, per gli altri è del tutto normale. Ma non lo è! Dove e quando mai un
convegno sulla mistica cristiana è condotto esclusivamente da laici, senza che
questi siano proposti di essere solo tra laici... Da parte delle donne poi, principali
protagoniste del convegno, nessuna rivendicazione femminista. Anche questa
realtà non è frutto di una scelta, è semplice un dato di fatto.
La gioia mi viene dal
costatare la maturità e la freschezza del laicato cristiano.
In una Lettera al cardinale
Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (19 marzo
2016), papa Francesco scriveva: «Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci
hanno battezzati laici ed è il segno indelebile che nessuno potrà mai cancellare».
Poi continuava denunciano nel clericalismo «una delle deformazioni più grandi»
della nostra Chiesa che «non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende
anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha
posto nel cuore della nostra gente. Il clericalismo porta a una omologazione del
laicato; trattandolo come “mandatario” limita le diverse iniziative e sforzi e,
oserei dire, le audacie necessarie per poter portare la Buona Novella del Vangelo
a tutti gli ambiti dell’attività sociale e soprattutto politica. Il clericalismo,
lungi dal dare impulso ai diversi contributi e proposte, va spegnendo poco a poco
il fuoco profetico di cui l’intera Chiesa è chiamata a rendere testimonianza nel
cuore dei suoi popoli. Il clericalismo dimentica che la visibilità e la sacramentalità
della Chiesa appartengono a tutto il Popolo di Dio (cf. LG, n. 9-14), e non solo
a pochi eletti e illuminati».
Sempre in
questa lettera al cardinale Ouellet, il Papa ricordava la famosa frase: “è
l’ora dei laici”, per poi concludere: «ma sembra che l’orologio si sia fermato».
Se vieni qua, caro Papa, vedrai che l’orologio non si è fermato, è proprio l’ora
dei laici. Nel nostro convegno il clericalismo è scomparso, senza che nessuno abbia mosso un dito per abolirlo. Fiorisce la grandezza del battesimo.
Ero al mare e il mio pensiero era a Trento. La vigilia del convegno vado a nuotare e mi prendo un'infezione agli occhi quindi chiusa in camera, con le tapparelle abbassate ...di colpo mi trovo davanti a un computer letteralmente rapita dalla bellezza di quanto stava accadendo. Mi veniva in mente la canzone: "Il cielo in una stanza". E ho rivissuto tutti i meravigliosi giorni che ho trascorso quando lavoravo con Chiara su quell'argomento. Magnificat!
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