martedì 15 settembre 2020

Tra due sì

Ieri mattina sono stato nella basilica di santa Maria Maggiore per pregare nella cappella del Crocifisso. Mi sono fatto aprire la cappella ed ero solo, in silenzio, davanti alla scultura lignea della prima metà del Quattrocento: un Gesù morto, ormai nella pace, di cui rimane un gran sorriso.
Ho pensato al suo sì iniziale quando, entrando nel mondo, disse: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10, 5-7). Quante slancio in queste parole, quanta prontezza e gioia nel fare la volontà del Padre.
Come diverso fu il sì nell’orto degli olivi e sulla croce, pronunciato “con forti grida e lacrime” (Eb 5, 7).
Imparò l'obbedienza, il suo sì, attraverso quello che patì.
Il Crocifisso sorridente mi mostra quanto quel sì ha saputo fruttare: nella sua maternità fa nascere la Chiesa.

Dopo la festa dell’esaltazione della croce, ecco quella di Maria ai piedi della croce.
Fedele discepola del Figlio, anche lei ha pronunciato i suoi due sì.
Il primo all’annunciazione, identico a quello del Figlio: “Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). Anche questo sì con quanto slancio e gioia è stato pronunciato: il sì alla vita, il sì alla maternità.
Poi viene il secondo, ai piedi della croce, anche questo simile a quello del Figlio: non è più il sì che consente la nascita, ma quello che acconsente alla privazione del Figlio, alla sua morte. Come quello di Gesù, questo secondo sì di Maria apre a una nuova infinta maternità.

Forse anche nella nostra vita vi sono due sì, quello iniziale, quando la vita ci si apre davanti e appare in tutta la sua bellezza. È facile dire di sì al disegno di Dio così promettente.
Poi ci sono altri sì, più sofferti, “tra forti grida e lacrime”, quando il disegno di Do appare assurdo o almeno ci è incomprensibile… Sono i sì che contano, quelli che generano la vita.

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