mercoledì 2 settembre 2020

La misura delle cose


Quando lessi Lezioni americane di Italo Calvino mi affascinò la prima, dove parla della “leggerezza”, come una delle caratteristiche della scrittura del nuovo millennio.

Ora mi capita di riprendere tra mano Lettere a una sconosciuta di Antoine de Saint-Exupéry. Anche qui, nella prima lettera, un’altra grande analoga lezione di scrittura: “Non si deve imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza. Lui [si riferisce a un autore di cui aveva appena visto un’opera teatrale] invece prende un oggetto e cerca di abbellirlo. Le parole diventano strati di pittura. Anziché liberare l’essenza, lui aggiunge ornamenti arbitrari… Bisogna invece chiedersi: «Come posso rendere quell’impressione?»”.

È inutile scrivere che quella cosa è bella. Lo deve dire il lettore che ascolta la tua descrizione.
È inutile dire che quell’evento è straordinario. Lo deve dire il lettore sentendo la passione con la quale lo racconti…

Non vale soltanto per la scrittura. Vale per ogni azione, ogni opera, ogni rapporto. La misura è la convinzione con la quale le vivi e le condividi.

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