lunedì 28 settembre 2020

50 anni fa: la prima oblazione

 

Il noviziato degli Oblati a Ripalimosani, nel Molise, era stato chiuso nel 1968. Intanto a Marino era iniziata la splendida avventura di una nuova comunità oblata, aperta all’accoglienza dei giovani. Il noviziato, dopo l’anno di chiusura, riaprì i battenti proprio a Marino. Era tutto nuovo: nuova la casa, nuovo il maestro, nuova l’impostazione, perché era appena stata promulgata l’Istruzione Renovationis causam, nuovo lo spirito, che si ispirava all’Ideale dell’unità dell’Opera di Maria.

Noi sette novizi (Celso, Rino, Peppino, Raffaele Fiorenza, Raffaele Moretto, Stefano e io) eravamo persone piene di buona volontà, ma ancora slegate l’una dall’altra, provenienti da esperienze molto diverse. Dovevamo imparare a morire a noi stessi per dare vita a Gesù tra noi. Fu un esercizio difficile, pieno di fallimenti, ma non venimmo meno al desiderio di ricominciare sempre e di andare avanti nonostante le difficoltà. Eravamo circondati da un amore, una fede e una pazienza senza limite dei nostri Padri, p. Marino Merlo, maestro dei novizi, p. Santino Bisignano, superiore, p. Angelo Dal Bello, p. Marcellino Sgarbossa, p. Marcello Fidelibus...

Arrivammo così al 29 settembre di 50 anni fa.


Dal diario del noviziato:

29 – 9 – 1970

Alle 16.30 si è svolta la liturgia della nostra professione religiosa. La celebrazione è stata presieduta dal rev.mo Padre Generale. All’omelia, p. Contiguglia ha rievocato le vie della Provvidenza sulla opera di Marino, cominciando dal sacrificio di P. Armando Messuri a cui si è ispirata la generosità della nostra benefattrice [Caterina Solina]. Si è soffermato pure sul significato della consacrazione, dicendo che essa è: “La più perfetta risposta di amore alla più grande esigenza di amore”.

Tra i presenti c’erano il R.P. Provinciale e diversi Padri e Fratelli, la sorella di P. Mario Borzaga: Lucia, i fratelli di P. Messuri e un gran numero di Suore della S. Famiglia con le Superiore, riunite a Marino per il loro C.P.A. e anche Luciano.

Le parole che il Rev.mo P. Generale ha rivolto alla fine della Messa sono state espressione di gioia e di incoraggiamento.

Il P. Generale si è pure fermato con noi a cena in un clima di fraterna semplicità. Gli abbiamo presentato alcune sue foto-cartoline da firmare per ognuno di noi e a ciascuno ha trascritto una frase delle vecchie Regole, espressioni molto indovinate per le persone alle quali erano dirette. Ne ha data una anche ai Padri, alle suore, a Caterina e a Luciano il quale si è commosso e come ringraziamento ha cantato due delle sue canzoni.

A me il padre generale, Leo Dechâtelets, diede questa frase: Ut proferetur regnum Christi! 

 

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