Ho restituito la
visita che Lucia mi ha fatto 50 anni fa quando venne per partecipare alla mia
prima oblazione. C’era anche lei quel 29 settembre 1970.
Sono stato a
visitarla nella sua casa a Trento, a due passi del ponte p. Mario Borzaga che
attraversa il Fersina.
Sono trascorsi un po’
di anni, ma è sempre bella e positiva come allora.
Le ho ricordato che
per scrivere la biografia di suo fratello, il beato p. Mario Borzaga, mi sono
dovuto leggere tutti i suoi scritti, o meglio la trascrizione dei suoi scritti,
perché gli originali non li ho mai visti. Allora mi ha portato
nel salotto, dove c’è ancora il piano che suonava p. Mario, e mi ha mostrato,
ben custoditi e ordinati, i manoscritti: le agendine e, i diari (le lettere la
prossima volta…). Sono un gioiello! Che
scrittura ordinata, senza correzioni.
Il primo quaderno, iniziato
a san Giorgio Canavese, porta sulla prima pagina quello che poi sarà il titolo
famoso della sua opera: “Diario d’un uomo felice”. Le prime due righe
sono tutto un programma:
“Mi piace scrivere e
ancor più scrivere bene: soprattutto mi piace pensare e ancor più vivere quello
che penso”.
Nello scrigno di
Lucia c’è anche una scatola rossa con le poche cose rimaste di p. Mario. Tra
queste quattro stelle alpine raccolte in una delle sue tante scalate sulle sue
montagne trentine. Tutto tenuto con
ordine, dettato dall’amore.
Mario, quando descrive
il clima che regnava in casa durante gli esami, non ricorda la sorella così
ordinata. Scrive: “Fine di maggio. Sono giorni di burrasca. Quando incominciano
gli esami, incominciano i passi duri. Dovunque libri e libri ammonticchiati,
squinternati, sgualciti, quelli di Lucia si possono riconoscere subito per il
loro disordine… Lucia coi capelli sbrigliati fin sotto il naso, fa passi di tre
metri per cercare i suoi libri che eran qui, eran là, glieli hanno nascosti!”.
Per Lucia Mario ha un
debole: era l’unica sorella, la più piccola, e quella che come lui si
consacrerà nella vita missionaria.
Un giorno le scrisse
la “ricetta” della santità:
“In quanto poi al
metodo per diventare santi bisogna anzitutto volerlo: poi bisogna amare, amare
con la A maiuscola Gesù e i propri fratelli che sono le sue membra
indistintamente: per dimostrare il proprio amore a Gesù bisogna fare momento
per momento tutto il giorno la sua volontà: non manca la forza e la grazia
nella preghiera, nella preghiera a Maria: nella Comunione, in cui l’anima sentendosi
proprio di Gesù impara ad amare come lui ha amato; a portare la propria croce e
la sua croce, per salvare gli uomini, per continuare l’opera della redenzione
che egli ha lanciato sul Calvario”.
“Immaginati di dover
scrivere il romanzo della tua vita, come meglio, ti piace. con tutti gli avvenimenti
più lieti e più consolanti di tuo gusto, e che come l’hai scritto così in
realtà ti dovesse poi accadere; credi tu di aver scritto un romanzo migliore di
quello che Gesù ha già scritto e preparato per te? Egli che ti conosce e ti ama
(…)? No di certo! E allora noi continuiamo imperterriti nell’esatto compimento
dei nostri doveri, dei comandamenti di Dio, nella preghiera fervente e poi
lasciamo fare tutto al Signore e crediamo fino all’inverosimile al suo amore”.
Ma gli originali di
queste lettere mi li farà vedere un’altra volta…
Grazie Lucia!
Nessun commento:
Posta un commento