Quella
di Pietro è una questione teorica o si riferisce davvero a suo fratello, ad
Andrea?
Chi lo
sa. In ogni caso la risposta di Gesù è sconcertante: Perdona settanta volte
sette, ossia sempre…
La
parabola sposta però l’accento, da “quante volte” a “perché”: perché devo
perdonare? Perché io per primo ho bisogno d’essere perdonato!
La
domanda vera allora è diversa: come devo guardare l’altro?
È facile
vedere nell’altro gli sbagli e quindi è naturale giudicarlo.
Ma
subito mi vengono alla mente altre parole di Gesù, dal Vangelo di Luca che
leggiamo in questi giorni feriali:
“Con la
misura con cui misurate sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6, 38).
“Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza
che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?” (Lc 6, 42).
“Caricate
gli uomini di pesi insopportabili e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un
dito” (Lc 11, 46).
La conseguenza
è logica:
“Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e vi sarà perdonato” (Lc 6, 37).
Mi
metto davanti all’altro come vorrei che Dio si mettesse davanti a me,, con la
stessa misericordia e compassione che vorrei ricevere io: “Non dovevi anche tu
aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
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