sabato 11 aprile 2020

Pasqua virtuale? No, reale!


Il giorno di Pasqua è tutto un correre, un incontrarsi. Corrono le donne e Maria di Magdala, dal sepolcro al cenacolo, dal cenacolo al sepolcro. Sul medesimo tragitto corrono Pietro e l’altro discepolo. Da Emmaus, Cleofa e l’amico corrono a Gerusalemme… Tutti vogliono vedere, toccare, controllare di persona, scambiarsi notizie.
Quest’anno, a Pasqua, non sarà possibile. Non potremo correre, non potremo toccare, uscendo dalla messa domenicale non ci stringeremo la mano, nemmeno andremo a messa. Quando il Papa darà la benedizione urbi ed orbi troverà piazza san Pietro vuota, interdetta al pubblico. Non si è mai vissuta una Pasqua così, neppure in tempo di guerra.

La Pasqua del 33 dopo Cristo presenta tuttavia un tratto in comune con quella del 2020. Dopo le prime corse mattutine, i discepoli si chiusero in casa. Avevano paura di essere uccisi, non da un virus, ma da quelli che avevano appena crocifisso il loro Maestro. “Stavano a porte chiuse”, come noi in questi giorni.

Fu allora che accadde l’imprevisto: la sera “Gesù venne e stette in mezzo a loro”. Non “apparve” quasi fosse un fantasma, ma “venne”, così come la mattina era “andato incontro” alle donne e si era “avvicinato” ai due di Emmaus. I verbi del Risorto sono verbi di moto, di azione. Pasqua è Gesù che “viene”, proprio lui, vero e reale: “Toccatemi, guardate – dice ai discepoli increduli –; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. La sua presenza è talmente concreta che, al dire di Luca, egli mangia il pane sotto i loro occhi. È proprio Lui!

Quest’anno seguiremo la liturgia della Pasqua in streaming, ma il Signore verrà lo stesso a casa nostra, in maniera reale, senza bisogno di autocertificazione.
“Dov’è?”, domanderanno i bambini (e forse non loro soltanto), “Non lo vedo”. È vivo e presente nel nonno, nella mamma, nella sorellina…, è vivo e presente dentro di te, tra di noi, e “beati quelli che credono anche senza vedere”. E non viene di passaggio, un ricordo, un incantesimo, un fuoco fatuo, solo per consolarci del Coronavirus. Viene per “stare”, anche quando la pandemia sarà cessata.
Questa Pasqua può essere l’occasione per riscoprire le molte presenze del Risorto e renderci conto che la realtà profonda della nostra fede è Lui vivo in mezzo a noi.



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