Il giorno
di Pasqua è tutto un correre, un incontrarsi. Corrono le donne e Maria di
Magdala, dal sepolcro al cenacolo, dal cenacolo al sepolcro. Sul medesimo
tragitto corrono Pietro e l’altro discepolo. Da Emmaus, Cleofa e l’amico corrono
a Gerusalemme… Tutti vogliono vedere, toccare, controllare di persona,
scambiarsi notizie.
Quest’anno,
a Pasqua, non sarà possibile. Non potremo correre, non potremo toccare, uscendo
dalla messa domenicale non ci stringeremo la mano, nemmeno andremo a messa. Quando
il Papa darà la benedizione urbi ed orbi troverà piazza san Pietro vuota, interdetta al
pubblico. Non si è mai vissuta una Pasqua così, neppure in tempo di guerra.
La Pasqua
del 33 dopo Cristo presenta tuttavia un tratto in comune con quella del 2020.
Dopo le prime corse mattutine, i discepoli si chiusero in casa. Avevano paura
di essere uccisi, non da un virus, ma da quelli che avevano appena crocifisso
il loro Maestro. “Stavano a porte chiuse”, come noi in questi giorni.
Fu allora
che accadde l’imprevisto: la sera “Gesù venne e stette in mezzo a loro”. Non
“apparve” quasi fosse un fantasma, ma “venne”, così come la mattina era “andato
incontro” alle donne e si era “avvicinato” ai due di Emmaus. I verbi del Risorto sono verbi di moto, di
azione. Pasqua è Gesù che “viene”, proprio lui, vero e reale: “Toccatemi,
guardate – dice ai discepoli increduli –; un fantasma non ha carne e ossa, come
vedete che io ho”. La sua presenza è talmente concreta che, al dire di Luca,
egli mangia il pane sotto i loro occhi. È proprio Lui!
Quest’anno seguiremo
la liturgia della Pasqua in streaming, ma il Signore verrà lo stesso a casa
nostra, in maniera reale, senza bisogno di autocertificazione.
“Dov’è?”,
domanderanno i bambini (e forse non loro soltanto), “Non lo vedo”. È vivo e
presente nel nonno, nella mamma, nella sorellina…, è vivo e presente dentro di
te, tra di noi, e “beati quelli che credono anche senza vedere”. E non viene di
passaggio, un ricordo, un incantesimo, un fuoco
fatuo, solo per
consolarci del Coronavirus. Viene per “stare”, anche quando la pandemia sarà
cessata.
Questa Pasqua
può essere l’occasione per riscoprire le molte presenze del Risorto e renderci
conto che la realtà profonda della nostra fede è Lui vivo in mezzo a noi.
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