Il terzo evangelista
mostra il primo apparire del Risorto “fuori contesto”: non nei luoghi abituali,
siano essi Gerusalemme o la Galilea, non alle persone più vicine come le donne
e gli Undici. L’incontro avviene banalmente per strada e nemmeno una di quelle
battute normalmente dal Maestro, e con due personaggi oscuri, di cui la
tradizione ha tramandato un nome soltanto, Cleofa.
I due si
allontanano dal cuore dell’evento di Pasqua e dal gruppo dei discepoli, quasi
una scissione, un gettare la spugna. A questa nota di divisione con gli altri si
aggiunge la divisione tra loro due: “discutevano… dibattevano l’uno con l’altro”.
In una parola, erano “tristi” (24, 15.17).
Gesù “si
avvicinò” e “camminava con loro”. Anche in Luca i primi due verbi del Risorto
sono verbi di movimento.
Loro si
allontanano e lui si avvicina. Sembra il buon pastore che va in cerca della
pecora smarrita e la trova su una strada di periferia. Si avvicina e fa la
strada con loro. Solitamente è il contrario: egli è il Maestro che tutti seguono.
Ora, per amore dei due dispersi, smarriti e tristi, egli si fa discepolo e li
segue sulla loro strada. L’amore mette l’altro al primo posto e si pone a suo
servizio. Come il buon Samaritano, Gesù si fa prossimo.
Al gesto
fa seguito la parola: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino? Che cosa è accaduto?” (24,
17-18).
Gesù si
interessa davvero a loro, entra nel loro dolore. È il primo passo necessario
per poi offrire la sua luce.
Ed ecco
la seconda parola: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei
profeti! Non bisognava che il Cristo
sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (24, 25-26).
Ora che s’è
fatto “uno” con loro, può far renderli coscienti di quanto siano sciocchi e
tardi di cuore. È un rimprovero che fa loro bene, che li scuote. Lo accettano
volentieri perché proviene da qualcuno che si è interessato sinceramente a
loro, che li ha ascoltati, che ha condiviso il senso di frustrazione e di
fallimento. Lo sentono vicino e amico.
Allora il
Risorto comincia a parlare e, partendo “da Mosè e da tutti i profeti spiegò
loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (24, 27).
Gesù che
spiega le Scritture! Davvero il Maestro! Camminavano lungo la strada e insieme
camminavano lungo le Scritture e a mano a mano che il
Risorto le commentava il cuore si scaldava fino ad ardere in petto.
Luca non
riporta l’excursus biblico. Ma quei riferimento del Signore sono divenuti
patrimonio della Chiesa. Nella seconda parte della sua opera, gli Atti degli Apostoli, l’evangelista riporterà,
fin dal primo discorso di Pietro il giorno di Pentecoste, le parole della
Scrittura che si riferiscono al Cristo. È una luce che, grazie anche allo
Spirito che Gesù manderà, illuminerà le profezie e in tutta la Bibbia risuonerà
il mistero di Cristo morto e risorto.
Alla fine
i due sono fusi in uno dal fuoco che ha acceso il loro il Risorto e, uniti tra
di loro, si riunisco ai discepoli facendo il cammino a ritroso, tornando da
quanti si erano separati.
È la vita
della Chiesa di sempre, di ieri come di oggi. Gesù che ci raggiunge là dove
siamo, anche nei luoghi più periferici e più comuni, nella vita d’ogni giorno.
Non va necessariamente da persone importanti, va da un Cleofa qualsiasi, da una
persona anonima come il suo compagno, come lo siamo anche noi.
Ovunque
possiamo trovarci – anche nel peccato – cammina con noi, condivide ogni
sofferenza e delusione, ci illumina con la sua presenza e con la sua parola per
ricondurci sulla buona strada, all’unità.
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