Domenica
delle palme… quanti ricordi!
Un
primo ricordo è quando, ragazzi, uscivamo insieme dal palazzo vescovile e per
entrare in duomo attraversavamo in processione tutta la piazza. Con il libro in
mano cantavamo “Pueri hebræorum, portantes ramos olivarum”, un latino semplice semplice,
che oggi non si canta più, ma con una melodia indelebile.
Quelle
parole sono una licenza poetica, infatti tutti i Vangeli dicono che giù per il monte
degli ulivi fino a Gerusalemme c’era una gran folla insieme ai discepoli, ma i bambini
non sono nominati.
Allora
per fortuna non lo sapevo e cantavo con tutto il cuore quelle parole, con una
gioia immensa che sapeva già di Pasqua.
Un
altro ricordo è la basilica di san Pietro, nel 1975, quando presiedeva la
liturgia Paolo VI e con Celso e Rino abbiamo letto la Passione. Facevo il
cronista. Non fu una lettura molto professionale. Nardacci, della Radio
Vaticana, ci prendeva in giro per i nostri marcati accenti dialettali. Era bello
lo stesso, da sotto il baldacchino del Bernini, proclamare il racconto del
Vangelo di Giovanni…
Cuba,
nel 2007, mi ha lasciato un altro ricordo della Domenica delle Palme: Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo
Pasolini. Erano i giorni nei quali davo una serie di conferenze sulla Bibbia
come patrimonio dell’umanità. Dovendo parlare della Sacra Scrittura nel cinema,
mi ero preparato una serie di sequenze di film, ma il computer fece capricci.
Allora chiesi disperatamente se qualcuno avesse un film che facesse al caso. Miracolosamente spuntò una vecchia cassetta VHS
con quel film di Pasolini. Scelsi in fretta i sei minuti sull’entrata in
Gerusalemme e la cacciata dei mercanti dal tempio. Quando appare sullo schermo
il bianco e nero che, di copia in copia, aveva assunto un leggero colore ocra,
l’effetto sui presenti fu straordinario. Anche su di me. Non l’avevo più visto
dalla sua uscita, nel 1964. I bambini che gridano “Osanna al figlio di David”
sono uno spettacolo! Sicuramenti erano bambini del luogo, di Matera, dove il
regista stava girando il film.
Torniamo dunque ai “Pueri hebræorum, portantes ramos olivarum”. Soltanto il
Vangelo di Matteo racconta che dopo la cacciata dei mercanti dal tempio
spuntano fuori questi ragazzini che gridano a squarciagola “Osanna al figlio di David”.
Le
persone che scendevano a Bétfage non si sono portati dentro la città, né tanto
meno nel tempio, i rami degli alberi che avevano tagliato lungo la via, tanto
più li avevano presti non per agitarli, come facciamo noi la Domenica delle
palme, me per stenderli a terra dove passava Gesù.
I
bambini che gridavano nel tempio non avevano dunque i rami d’ulivo come nel film
di Pasolini (ma sono troppo belli!!!), però avevano sentito ripetere così tante
volte quella frase che era rimasta loro nelle orecchie e continuano a
ripeterla, tutti contenti. Anche Gesù è contento e non li fa tacere come
vorrebbero invece voluto i sommi sacerdoti e gli scribi. Così come non li aveva
allontanati quella volta che glieli avevano portati perché li benedicesse e i
discepoli volevano mandarli via.
I
bambini ci vogliono sempre: Dalla bocca dei bambini si leva la lode più pura a
Dio.
Dobbiamo
tornare tutti bambini per dire sempre la verità, per riconoscere in Gesù il
figlio di David, il Messia, il Signore: soltanto i puri di cuore vedono Dio.
La foto con San Paolo VI fu scattata in occasione della domenica delle palme o del Venerdì Santo?
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