Il
secondo incontro di Gesù con i suoi, Luca lo colloca a Gerusalemme, dove i due
discepoli provenienti da Emmaus sono tornati di corsa.
Questa
volta nessun verbo di moto: il Risorto “stette in mezzo a loro” (24, 36). Gesù
non viene da di fuori, non appare (come invece traduce la versione della CEI).
Semplicemente “stette” (éstē). Era già lì, presente, anche se non lo
vedevano.
È la
nuova realtà della Chiesa, che è tale perché il Signore “sta” in mezzo ai suoi
(Mt 18, 20), costantemente (Mt 28, 20), come ha ricordato Matteo.
Il “miracolo”,
se così vogliamo chiamarlo, non consiste nel fatto che essi vedono Gesù, ma nel
fatto che, pur presente, non lo vedono! C’è e abitualmente non lo vedono; c’è sicuramente,
sia che ne avvertano la presenza, sia che non l’avvertano.
Adesso, nella
sera del primo giorno, si mostra per insegnare loro a riconoscerlo presente
comunque e ovunque.
E parla: “Pace
a voi”.
Il Vangelo
di Luca si è aperto con gli angeli che, alla nascita di Gesù, augurano la pace
in terra, ora termina con Gesù che dà la pace promessa.
“Shalom”,
la “Pace”, era il dono atteso per gli ultimi tempi. Il Messia era sospirato
come “Principe della pace” (Is 9, 5).
Si sapeva che avrebbe portato la giustizia e rappacificato l’uomo con se stesso,
riconciliandolo con Dio e con gli altri, dando vita a un’umanità che non avrebbe
più conosciuto l’arte della guerra (Is
2, 4), perché pace e giustizia si sarebbero baciate (Sal 85, 11).
“La
nostra pace” ormai ha ormai un nome, è Gesù, il Risorto (Ef 2, 14). Egli ci ha “riconciliati nel corpo della sua carne, per
mezzo della sua la morte” (Col 1, 22).
Per
questo Paolo saluta abitualmente i suoi augurando “la pace da Dio Padre nostro e
dal Signore Gesù Cristo”, e parla del “Dio della pace” (1 Tess 5, 23), del “Signore della pace” (2 Tess 3, 16), e designa la pace come “la pace di Cristo” (Col 3,
15).
“Pace a voi”. È il dono
del Risorto, il frutto della sua presenza in mezzo a noi.
Nessun commento:
Posta un commento