Una pagina meravigliosa su come p. Ermanno Rossi ha vissuto la contemplazione, secondo la sua vocazione domenicana. Ometto tanti paragrafi del lungo racconto, senza con ciò tradire la lettura della sua lunga esperienza di vita.
Dovrei parlarvi della contemplazione nella mia esperienza ideale.
Dovrei parlarvi della contemplazione nella mia esperienza ideale.
Ebbene, ad un rapido sguardo, mi è parso
evidente che nel mio passato non c'è stato spazio per la contemplazione. Mi è
sembrato, piuttosto, che tutto abbia concorso a mettermi fuori da un tale
contesto.
Nei primi cinque anni della mia vita sacerdotale
- 1950/1955 -, sono stato mandato tra i ragazzi del nostro seminario minore di
Arezzo. Ho dato, così, addio ai miei libri.
Nei successivi cinque anni - 1955/1960 -, la
mia vera cella è stata l'automobile: mi hanno affidato, infatti, il compito di
vocazionista (come si faceva negli anni cinquanta!). Ero sempre in giro per
l'Italia centrale. Viaggi lunghi e protratti nel tempo.
Poi, per altri cinque anni - 1960/1965 -, di
nuovo in seminario, ma questa volta come rettore; per giunta ero anche economo.
Si trattava di un centinaio di ragazzi delle medie e del ginnasio.
Nel frattempo era nata Loppiano. Iniziavano i
corsi di formazione dei giovani focolarini ed occorreva un professore di
Morale. Sono rimasto a Loppiano quattro anni - 1965-1969. Ma - anche questa
volta - il mio soggiorno è stato piuttosto peripatetico: facevo settimanalmente
la spola tra Roma e Loppiano - il convento della Minerva, a Roma, rimaneva il
mio convento -, con puntate settimanali a Genova e a Viterbo dove seguivo dei
nuclei di religiosi.
Da Loppiano sono passato, poi, alla Segreteria
Internazionale dei Religiosi aderenti al Movimento dei Focolari, con sede in
Piazza Tor Sanguigna a Roma. In questo periodo - che è durato altri quattro
anni: 1969/1973 - ho girato molte volte tutta l'Europa per convegni di
religiosi. Ancora tanto tempo passato sui treni e sugli aerei.
Ma non erano terminati i colpi di scena. I
miei superiori hanno avuto improvvisamente bisogno di un responsabile per il
Centro Missionario della mia provincia religiosa, e così mi hanno richiamato.
L'espresso del mio Provinciale mi ha raggiunto a Fatima, mentre dirigevo un
convegno di religiosi portoghesi. Rientrato in Italia, sono rimasto in questo
lavoro per tredici anni - 1973/1985.
L'automobile è ritornata ad essere la mia cella.
Ma mi attendevano ancora novità: una nuova
emergenza mi ha portato a Roma come parroco, una cosa a cui non avrei mai né pensato
né desiderato. Si è trattato di un periodo breve, ma intenso: due anni. Ero
responsabile di una parrocchia di 11.500 abitanti. Non avevo alcuna
preparazione ed avevo superato i sessanta anni!
Da qui - in maniera molto strana da un punto
di vista umano, ma molto provvidenziale -, sono stato trasferito ad Arezzo senza
un compito preciso.
È stato il mio primo ed unico periodo di
“deserto”. Per la prima volta ho potuto riprendere in mano i miei libri, e,
forse, “contemplare”, se a questo vocabolo diamo un significato comune, direi
“debole”. Ero ormai nella seconda metà dei miei sessanta anni. Ora ne ho
settanta finiti.
Ma è durato solo tre anni.
Una nuova emergenza mi ha chiamato a Teramo.
Qui mi è stato affidato il compito di superiore di una piccola comunità. Ora
sono al mio secondo mandato [P. Ermanno sta scrivendo questo testo nel 2004].
In tutte queste vicende c'è stata una costante:
ogni volta ho dovuto cominciare da capo; ho dovuto “riciclarmi”. È stato come
se mi avessero affidato ogni volta un mestiere nuovo. Questo mi ha impegnato a
fondo, polarizzando il mio tempo e la mia attenzione.
Altra costante: al primo impatto, la nuova
situazione si è sempre rivelata dolorosa, poi l'ho vista provvidenziale. Ora ho
la certezza che ciò che la Provvidenza dispone a mio riguardo è quanto di
meglio mi possa capitare. Anche se partire è sempre un po' morire.
Padre Ermanno nel chiostro della Minerva a Roma |
La contemplazione è anche alla base della
nostra vita spirituale: S. Caterina da Siena mette, infatti, a base della sua
dottrina spirituale il conoscere per amare, conoscere di più per amare di più.
Doveva esserci, dunque, un filo d'oro che
legava gli avvenimenti della mia vita, filo d'oro che a me era sfuggito. Mi
sono messo, allora, a cercarlo. Mi è venuto in mente, allora, S. Domenico, il
mio fondatore: ma la sua vera cella - mi sono detto - non è stata forse anche
per lui la strada? Egli ha dedicato lunghi periodi della sua vita apostolica ai
viaggi. Ogni anno andava da Roma a Parigi, a Madrid, a Bologna…, e sempre a
piedi. A piedi attraversava le Alpi e i Pirenei… E quando era in predicazione -
e questo era il suo compito principale - non era ancora sulla strada? Quanti
mesi all'anno ha passato, dunque, sulla strada? Eppure la sua vita è stata
decisamente contemplativa.
Mi sono chiesto, perciò: ma che cos'è contemplare?
Contemplare è entrare in contatto con Dio, con la Sapienza. Essa avviene quando
ascolti cose di paradiso e il tuo cuore arde. Ma contemplare è anche capacità
di trovarLo nelle cose, nel vivere quotidiano. Questa è contemplazione vissuta.
Una cosa impegnativa, certo, ma possibile.
Allora balbetterò qualcosa della mia esperienza
di contemplazione nel vivere quotidiano.
Il mio incontro con la spiritualità
dell'Unità mi ha dischiuso la strada ad un nuovo rapporto con Dio. Fino allora,
Dio era stato cercato nella solitudine, in un contatto personale con Lui. S.
Caterina da Siena parla della “Cella interiore”, S. Teresa d'Avila del
“Castello interiore”… Chiara Lubich ci ha parlato, invece, di un “Castello
esteriore”, di un nuovo chiostro che ha come colonne i fratelli, e come pozzo
sorgivo Gesù che si rende presente per l'amore reciproco.
Il fratello era, dunque, la via diretta per
andare a Dio; e il “Cammino al monte Carmelo” - di S. Giovanni della Croce -,
il “Santo viaggio” - del salmo - non richiedeva necessariamente la solitudine:
poteva esser fatto anche in mezzo alla folla.
Si tratta di un nuovo tipo di contemplazione,
che potremmo definire “a corpo mistico”. Essa non annulla, certamente, e
neanche sostituisce la contemplazione fatta nella solitudine; ma è autentica e
possibile in ogni situazione. Con Gesù, presente tra fratelli che si amano, c'è
luce e sapienza. C'è, quindi, contemplazione.
Ma se il fratello non è più un ostacolo – è
anzi la via per eccellenza per andare a Dio –, occorre un giusto approccio con
lui. L'Ideale dell'Unità mi ha insegnato anche questo approccio. Esso consiste
nel farsi uno. Ma l'unità richiede il vuoto. Vedi Gesù nel
fratello e ti fai uno con lui - con i suoi problemi, i suoi dolori -, spostando
tutto ciò che è in te; allora parla in te lo Spirito, ed escono dal tuo seno
fiumi di sapienza. Quante volte ho esperimentato la verità di tutto questo!
C'è stato un periodo nel quale un mio amico
psichiatra mi mandava alcuni dei suoi pazienti. Erano colloqui lunghi, che si
protraevano, a volte, per ore; colloqui complessi, com'è complessa la psiche
umana. Ebbene, ho sempre constatato che - al termine di questa lunga maratona
di ascolto e di amore - il Signore mi dava la possibilità di sintetizzare in
poche parole il tutto e di dare una linea molto semplice, ma che era quella di
Gesù. Da dove lo vedevo? Dalla pace con cui partivano. Oggi non è più il mio
amico psichiatra a mandarmi questi fratelli. Vengono da sé. E l'esperienza
continua. Si verifica, ad esempio, nel confessionale… È splendido. Tu fai la
tua parte e Dio fa la sua. La Luce passa attraverso di te - per questo
misterioso contatto che s’istituisce tra due anime -, e domina la pace nei
cuori. Ma, la luce che passa, proviene certamente da Gesù. Non è contemplazione,
questa?
È stato così anche quando ho incominciato a
viaggiare per l'Europa. Partivo senza alcun sussidio: senza programmi, senza
carte, senza conoscere la lingua e la cultura del posto. Io stesso mi meraviglio
come sia stato possibile ciò. Ho viaggiato così per quattro anni, per tutta
l'Europa, affrontando situazioni e persone le più diverse. Nel giro di quattro
anni è nato il Movimento dei religiosi nelle varie nazioni. E qual è stato il
segreto? Il farmi uno con quelli che incontravo. Ciò mi metteva in profonda
sintonia con loro. Ho visto il positivo dei popoli europei. Erano momenti di
luce, di contemplazione.
Il Signore non mi ha fatto mancare, nel corso
di questi anni, neanche i momenti di Tabor. Non che lo costruissi io tale
Tabor; vi partecipavo come gli Apostoli che erano attorno a Gesù. Si è sempre
trattato di contemplazione a “corpo mistico”: erano quelli i momenti in cui si
faceva l'esperienza dei discepoli di Emmaus quando si dicevano l'un l'altro:
“Nonne cor nostrum ardens erat dum loqueretur in via”? Era Lui in mezzo a noi
che ci trascinava in volo.
Oggi la mia contemplazione è rientrata più
direttamente nell'alveo della spiritualità domenicana. La mia cella non è più
una macchina. Vivo con dei fratelli tra cui circola l'amore. C'è serenità e
gioia di vivere. Mi sembra d'aver iniziata una nuova giovinezza. Medito, scrivo
e dono agli altri: contemplari et contemplata aliis tradere. Finché al Signore
piacerà.
L'immutabilita' del progetto di Dio sull'intero creato e su ogni uomo (animale razionale), entrambi mutevolissimi, si attua nel rispetto della loro natura. In maniera tale che, se la creatura razionale vuole obbedire a Dio,immutabilmente Dio, come nel caso esemplare ed elevatissimo di Padre Ermanno, fa della vita di ciascuna creatura, pur attraverso i mutabilissimi contingenti ed il rispetto del libero arbitrio della creatura, un capolavoro! "Magnificetur Deus!". Grazie Dio per Padre Ermanno. Grazie Padre Ermanno per la " Sua contemplazione di Dio": Lei ci porto le "cose semplici" nel dipanarsi di quelle complesse, variegate, molteplici, che rischiano di stravolgere l'uomo. E' del sapiente ordinare, e non essere ordinato e stravolto (da cio' che lo circonda). Ave Maria O.P.
RispondiEliminaGianni Pinna
Grazie...grazie a Dio x avermi dato l'occasione di conoscerti
RispondiEliminaMi hai fatto percepire Lui , il Suo Amore, mi sono sentita ...non solo amata quel giorno , ma anche chiamata.. dal Padre ho sentito Lui nel tuo ascolto..nella tua attenzione nel tuo leggermi dentro oltre le parole e i fatti.Dio e' oltre ma era anche in te