“… non metterti al primo
posto… va' a metterti all'ultimo posto… Perché chiunque si esalta sarà
umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 1. 7-14).
L’arrivismo è una cosa che a Gesù proprio non va
giù.
Lo fa capire in mille modi:
“Guai a voi che desiderate occupare i primi posti”
(Lc 11, 43), afferma rivolgendosi ai farisei: “Essi occupano i primi posti
nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti” (Lc 20, 46).
Ma ce l’ha anche con i figli di Zebedeo che
chiedono i primi due posti nel Regno dei cieli, uno alla sua destra e uno alla sua
sinistra, ministri degli interni e degli esteri; come con tutti gli apostoli
che durante l’ultima cena discutono tra di loro chi sia il primo… proprio mentre
Gesù si mette all’ultimo posto lavando i piedi a tutti.
La morale della favola, anzi della parabola, è
chiara: “chi si innalza sarà umiliato e che si abbassa sarà esaltato”.
Sarà umiliato ed esaltato da chi? I nostri biblisti
ci ricordano che questo è un passivo teologico: chi compie l’azione è Dio! Il
Vangelo di Matteo lo dice esplicitamente: “Chi vorrà farsi grande, Dio lo
abbasserà; chi resterà umile, Dio lo innalzerà” (23, 12).
L’aveva già cantato Maria nel suo Magnificat: “Dio
ha rovesciato i potenti dai loro troni; ha innalzato gli umili” (Lc 1, 52)
È dunque un mondo alla rovescia quello che Gesù
propone? Alla rovescia, caso mai, è il nostro mondo, fatto di bramosia di
potere, di primeggiare, di apparire (anche quando sotto non c’è nessuna
sostanza). Mettersi in mostra, volere essere famosi a tutti i costi, avere tanti
followers, tanti like…
Ne siamo contagiati tutti.
Il mondo dritto è quello di chi tiene conto degli
ultimi e ne condivide gioie e sofferenza, senza mettersi né sopra né sotto, ma
accanto.
Quella di Gesù non è una lezione galateo o l’invito
a non fare brutte figure. Ne va piuttosto della nostra salvezza, c’è di mezzo
il giudizio finale, che ribalterà le situazioni.
Altro che primi posti!, piuttosto i servi di tutti.
Facile a dire, difficile a fare. Dobbiamo proprio
aiutarci.
In proposito oggi mi ha colpito leggere il profilo di
un “ultimo” che è andato in cielo proprio questi giorni, Ezio Sorgo, che
scriveva: “invece di cercare la mia perfezione, vivere la perfezione della
carità fra noi”.