Sei Oblati del Laos beatificati. Ma quanti altri hanno
dato la vita per la missione! Oggi è l’anniversario della morte di uni di loro,
p. Natalino Sartor, morto
a Vientiane il 14 dicembre 1966. La sua tomba è accanto a quella del beato Jean
Wauthier, a quella di p. Georges Kolbach, morto a Vientiane il 4 gennaio 1973,
e di p. Émile Luen, morto a Vientiane l’8 dicembre 1972.
Dopo aver ricordato, nei giorni scorsi i beati Mario Borzaga, Louis
Leroy, Michel Coquelet, Vincent L’Hénoret, Jean Wauthier, eccoci
oggi con Joseph
Boissel (1909-1969), il più anziano di tutti.
Joseph
Boissel
Ordinato nel 1937, a ventott’anni, a La
Brosse-Montceaux, in Francia, raggiunse il Laos l’anno seguente. Si stabilì
nella regione di Xieng Khouang che cominciava allora a svilupparsi. Più tardi si
spostò a Nong Het, stazione avanzata, quasi al confine con il Vietnam, che
dovette lasciare a causa della guerra e che non sarebbe più stata riaperta. Nel
marzo del 1945, fu fatto prigioniero dai giapponesi e trasferito a Vinh con
mons. Mazoyer. Tornato al Laos nel 1946, si stabilì di nuovo a Xieng Khouang e
per diversi anni si occupò della formazione dei catecumeni e dei neofiti di Ban
Pha. Inserito nel Distretto missionario di Paksane, vi rimase fino all’ultimo
giorno, prima come responsabile di Nong Veng, villaggio nella risaia, e poi,
dal 1963, al chilometro 4 di Paksane, il famoso Lak-Si. Successivamente si
occupò di alcuni villaggi di rifugiati Thai Deng e Khmu, che raggiungeva con la
jeep, nonostante avesse problemi alla vista, avendo perso completamente l’uso
di un occhio. In quegli anni viaggiare su strada era rischioso. Sabato 5 luglio,
alle 4,30 del mattino, si mise in viaggio ancora una volta, accompagnato da due
giovani Missionarie Oblate. Caddero in un’imboscata. Il Padre fu ucciso, mentre
le Oblate, ferite, rimasero per tutta la vita segnate fisicamente e
psicologicamente dalla drammatica vicenda.
Un confratello qualche
giorno dopo scriveva:
Padre Boissel, sei con noi [...]. Questa morte
violenta ci impressiona, una morte sulla breccia, in piena missione apostolica,
una morte che ti aveva sfiorato molte volte, una bella morte di missionario. Ma
dobbiamo riconoscere che tutta la tua vita ci ha stupito: vita di un apostolo dal
cuore ardente, vita sacrificata, consumata, di un uomo di Dio, al quale nulla importava,
se non annunciare Gesù Cristo ai poveri. Una vita ben vissuta, così ricca di
avventure, pienamente feconda, in un cuore così giovane, che non ci faceva notare
i capelli bianchi e ci faceva sperare di avervi sempre con noi...
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