Gli
Oblati – 6 dei martiri sono Oblati – erano rappresentati dal Superiore
generale, p. Louis Lougen, dal Provinciale dell’Italia e altri due Oblati
italiani (uno dei martiri, p. Mario Borzaga è italiano), dal vicepostulatore
della causa p. Roland Jacques.
Il nunzio
apostolico di Bangkok ha invitato le autorità politiche ad allacciare relazioni
diplomatiche con la Santa Sede; sarebbe un grande aiuto per la piccola Chiesa
locale.
La Chiesa nel Laos. Il primo missionario fu il padre Leria, gesuita italiano, che
dimorò a Vientiane dal 1642 al 1648 senza ottenere conversioni. L’entrata
definitiva di missionari, dopo molteplici tentativi, si attuò solamente alla
fine del secolo XIX. Le conversioni al cattolicesimo si verificarono sia prima
della colonizzazione francese (1893) che dopo l’indipendenza (1949). I
cristiani non raggiunsero mai il 2%.
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La
grave situazione economica ha obbligato ad aprire le frontiere, ad allentare i
metodi basati sull’ideologia e quindi a riconoscere una certa libertà
religiosa.
La diocesi della capitale, Vientiane, comprende 11.000 cattolici, suddivisi il 17 parrocchie. Il vescovo, un Oblato, Jean Khamsé Vithavong, ha un solo sacerdote, un Oblato.
La diocesi della capitale, Vientiane, comprende 11.000 cattolici, suddivisi il 17 parrocchie. Il vescovo, un Oblato, Jean Khamsé Vithavong, ha un solo sacerdote, un Oblato.
Assieme agli altri 16 martiri, è stato proclamato beato p. Vincent L’Hénoret.
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Trascorse il tempo del suo primo soggiorno laotiano nel
settore di Paksane. Pastore attento e severo, seppe farsi amare dai suoi
cristiani. Nel novembre del 1957, lasciò la valle del Mekong per andare nel
distretto di Xieng-Khouang.
Mercoledì 10 maggio 1961 p. Vincent richiese e ottenne un
lasciapassare per andare a celebrare la festa dell’Ascensione in uno dei posti
di missione. Il mattino di giovedì 11 maggio partì in bicicletta verso Ban-Ban.
Era ancora a diversi chilometri dalla meta quando fu fermato dai militari
Pathet Lao. Dopo aver mostrato il lasciapassare riprese la strada. Una
testimone, che sentì poco dopo dei colpi d’arma da fuoco, ritornò più tardi,
nello stesso giorno, con altre persone e scoprì il posto in cui il corpo era
stato frettolosamente sepolto.
P. Vincent, prima di
partire in missione, così scriveva ai suoi superiori:
Ho sempre desiderato le missioni all’estero. La missione
del Laos mi piaceva, ma ora stiamo fondando una missione difficile nel Ciad e
accetterei volentieri di andarci, pronto ad ogni sacrificio, compreso quello
della mia vita per la causa di Cristo e della sua santa Madre. Tuttavia, se
Cristo mi chiamasse altrove, seguirei questa chiamata, poiché tutte le anime
sono state salvate a prezzo del suo sangue, in qualsiasi clima si trovino.
In una lettera,
scritta da un catechista alla madre di p. Vincent, si legge:
Vostro figlio, quando è arrivato da noi, ha trovato delle difficoltà:
era lontano dall’agiatezza. Ci ha insegnato molte cose, ci ha aiutati a conosce
il Signore, ci ha fatto osservare le virtù: era sempre presente per guarirci.
Ci ha fatto sfuggire i peccati e ci dato la grazia di Dio. Cercava di aiutarci
nella vita. Aiutava gli alunni: alcuni studiano per diventare sacerdoti, altri
per essere catechisti. Ci aiutava a cercare il cibo e ha fatto in modo che
molti siano istruiti…
Veramente commoventi le testimonianza di questi sacerdoti Oblati. molto decisi a dare la vita come Padre Vincent. Dio protegga e benedica il Vostro Ordine di Maria Immacolata. Veri testimoni di Cristo in questi paesi sperduti. Grazie Padre Fabio, Sempre UNO Gino
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