Si è concluso il 42°
Convegno sulla Vita Consacrata Nel “noi”
dei discepoli di Gesù (VC 29) indetto dal Claretianum.
Come già in tante
edizioni passate, anche questa volta mi è stato chiesto una conversazione. Il
titolo dell’odierna era Carismi dei
consacrati e Chiesa locale.
La congiunzione “e” che lega i due termini del titolo – Carismi dei consacrati e Chiesa locale – sembrerebbe lasciare intendere che vi sono due
soggetti posti l’uno di fronte all’altro in cerca di un qualche rapporto. È
vero invece che i carismi sono Chiesa locale, non possono esistere se non nella
Chiesa locale, e che la Chiesa locale è tale perché comprende i carismi che vivono
in essa e ne costituiscono parte essenziale e costitutiva.
Ho avuto così
modo di riprendere l’insegnamento di Giovanni
Paolo e della lettera Iuvenescit ecclesia sulla coessenzialità.
Questo termine andrà
adeguatamente studiato e approfondito e potrà essere, nei prossimi anni, una
via per una ulteriore comprensione della vita consacrata, nella varietà dei carismi,
in quanto appartenente alla natura della Chiesa, così come vi appartengono
altri gruppi carismatici – movimenti e nuove comunità – sorti di recente,
sempre in forza della comune origine carismatica.
La coessenzialità
lascia intravedere un’unica natura tra le varie componenti ecclesiologiche che
implica uguale dignità. Ministero, sacramento, carisma risultano inscindibili
tra di loro e Iuvenescit Ecclesia può
parlare dei carismi come di «doni di importanza irrinunciabile per la vita e la
missione ecclesiale» (n. 9), al pari dei ministeri e dei sacramenti.
I carismi sono
coessenziali perché “co-originari” rispetto alle altre componenti della Chiesa,
sia gerarchiche che sacramentali, ossia trovano la medesima origine nel
progetto di Dio, nelle intenzioni fondatrici di Cristo Gesù e nell’azione dello
Spirito. Non possiamo non ricordare in proposito l’insegnamento della
Scrittura: «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono
diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di
operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6). La molteplicità di carismi, ministeri e operazioni
è preceduta e motivata dall’unicità teologale dell’origine. Paolo mostra la
radice divina (Spirito, Signore, Dio) di ogni dono (carismi, ministeri,
operazioni) concesso alla Chiesa: l’unico Dio agisce ogni cosa; in tutti è
sempre lui che opera tutto.
Così doni
gerarchici e carismatici sono “co-estensivi”: ambedue vivono nella totalità
della Chiesa, per la totalità Chiesa, sono Chiesa. È dunque inadeguata la
congiunzione “e” posta tra “Carismi dei consacrati e Chiesa locale”: i carismi dei consacrati sono Chiesa locale e la
Chiesa locale è fatta anche dai carismi dei consacrati, che le sono coessenziali perché cooriginali e di conseguenza coestensivi.
Partendo da
questa visione unitaria della comunione del popolo di Dio, nella mia relazione ho
descritto alcuni aspetti della collocazione dei carismi collettivi nella Chiesa
locale:
- Fuori, nell’universalità del dono
- Con una presenza evangelica
- In proiezione profetica
- Con parresia
- Con stile
per concludere con la reciprocità e la comunione dei doni, una via per la
piena crescita del popolo di Dio verso la piena attuazione del Regno di Dio.
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